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Trapianto di microbiota fecale in pazienti con NAFLD

Il trapianto di microbiota fecale sembrerebbe efficacemente migliorare sia i parametri clinici sia l’equilibrio batterico a livello epatico, soprattutto negli individui magri.
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Stato dell'arte
L’efficacia clinica del trapianto di microbiota fecale (FMT) in pazienti con patologie epatiche non alcoliche (NAFLD) e l’influenza delle caratteristiche individuali (peso ad esempio) rimangono incerte.
Cosa aggiunge questa ricerca
Lo scopo di questo studio clinico è stato quello di valutare l’impatto di FMT a un mese in pazienti con NAFLD. Pazienti senza FMT e soggetti sani sono stati inclusi come controlli.
Conclusioni
Il trapianto di microbiota sembrerebbe efficacemente migliorare il quadro clinico e il profilo batterico soprattutto in soggetti magri.

In questo articolo

Il trapianto di microbiota fecale in soggetti con patologie epatiche non alcoliche (NAFLD, non-alcoholic fatty liver disease), soprattutto se magri, sembrerebbe migliorare le condizioni cliniche con un minore accumulo di grasso nel fegato e favorendo l’equilibrio della flora batterica locale. 

È quanto dimostra lo studio clinico coordinato da Lanfeng Xue della Wakayama Medical University (Giappone) pubblicato su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology

NAFLD e microbiota

La diffusione di NAFLDs sta aumentando con gli anni, diventando un considerevole problema di salute pubblica. Tra i fattori di rischio troviamo obesità, diabete, predisposizione genetica ecc. Mancano tuttavia ancora oggi terapie risolutive. Un cambiamento nello stile di vita rimane dunque l’approccio principale seppur non sempre sufficiente o efficace. 

D’altra parte, il coinvolgimento della componente batterica locale nello sviluppo e progressione di patologie epatiche, non alcoliche incluse, è sempre più accertato. 

Il trapianto di microbiota fecale (FMT) sta diventando uno degli interventi più utilizzati in casi di disbiosi intestinale causata da C. difficile, ma anche in seguito a disturbi metabolici o immunitari, tumori ecc. La sua efficacia in situazioni di NAFDL rimane tuttavia da confermare. A tal proposito, i ricercatori giapponesi hanno coinvolto 75 pazienti randomizzandoli per ricevere (n=47) o meno (n=28) il trapianto di microbiota fecale tre volte, osservandone il quadro clinico a un mese dall’intervento; 10 soggetti sani sono stati quindi inclusi come controlli.

I risultati dello studio

Confrontando il quadro di salute generale in relazione al trapianto si è visto come:

  • i livelli lipidici ematici non hanno mostrato alcuna differenza significativa tra i gruppi e prima dell’intervento come del resto la funzione epatica; 
  • nel gruppo con FMT si è tuttavia registrata una riduzione di accumulo di grasso nel fegato

Passando alla componente batterica, rispetto a soggetti sani, i pazienti prima dell’intervento hanno mostrato una minore diversità e abbondanza batterica. Nessuna differenza invece tra controlli e pazienti dopo il FMT, suggerendo un impatto nel microbiota. In particolare:

  • a livello di phylum, prima dell’intervento l’abbondanza di Bacteroidetes era circa del 35%, circa 41% nel post; 58% invece nei controlli sani;
  • il rapporto Bacteroidetes-Firmicutes era pari a 0,7 prima del trapianto, 0,93 dopo, 1,54 nei soggetti sani;
  • in generale, pazienti con NAFDL hanno mostrato una maggior espressione di Proteobacteria prima dell’intervento;
  • a livello di famiglia, sia Bacteroidetes sia Muribaculaceae (Bacteroidetes) o Christensenellaceae (Firmicutes) hanno mostrato un’abbondanza significativamente inferiore nel pre-FMT rispetto al post o ai controlli. Differenza appianata invece tra il post-FMT e i controlli;
  • scendendo a livello di genere, rispetto ai controlli, nel pre-intervento 14 ceppi Bacteroides,

Christensenellaceae R-7, Metagenome, Ruminococcus 1, Tyzzerella 3, gruppo [Eubacterium] coprostanoligenes, [Eubacterium] ruminantium group, Intestinimonas, Mitsuokella, gruppo Rikenellaceae RC9 gut, Roseburia, e Subdoligranulum hanno registrato una minor abbondanza.

Valutando poi eventuali fattori confondenti, i ricercatori hanno suddiviso i pazienti in base al peso (gruppo magri e obesi) osservando non solo una maggior iperlipidemia e insulino resistenza nel gruppo obesi, come preventivabile, ma anche un minor accumulo di grasso a livello epatico nei magri e una differente risposta al FMT in termini batterici. Infatti, mentre prima dell’intervento i profili microbici erano del tutto analoghi tra magri e obesi, nel dopo FMT solo nei primi si è notato un impatto. In particolare:

  • a livello di phylum, l’abbondanza di Actinobacteria si è dimostrata significativamente maggiore nei magri rispetto alla controparte;
  • stesso trend per l’ordine Desulfovibrionales, la famiglia Tannerellaceae, specie Bacteroides coprocola DSM 17136 e non coltivabile Roseburia sp.;
  • marcatamente inferiori nei magri invece Actinobacteria, Bacteroidaceae, Bacteroides, [Ruminococcus] gnavus group, Lachnospiraceae nk4a136, Lachnospiraceae nd3007, [Eubacterium] Coprostanoligenes, Mitsuokella e Fusicatenibacter;
  • nel post-FMT si è inoltre osservato un decremento (nei magri) di Bacteroidaceae (dal 40,6% al 35,7%), Bacteroides (da 51,5% a 38,1%) con un contrapposto aumento di Prevotella 2, [Eubacterium] coprostanoligenes group, e [Eubacterium] ruminatum group praticamente assenti all baseline;
  • rispetto ai soggetti sani, l’espressione di Bacteroidaceae e Bacteroides nei magri NAFLD si è mostrata maggiore prima dell’intervento per poi ridursi in seguito;
  • negli obesi infine, nel post-FMT si è registrata una diminuzione di Rikenella RC9 e Alistipes, un incremento invece di Lactobacillus, Ruminococcus 2 e Prevotella 2.

Conclusioni

Per riassumere quindi, il trapianto di microbiota fecale sembrerebbe migliorare sia i parametri clinici sia l’equilibrio batterico a livello epatico soprattutto negli individui magri rappresentando quindi una potenziale risorsa terapeutica per patologie epatiche non alcoliche.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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