Nonostante il numero di persone affette da ipertensione arteriosa non tenda a scendere, ad oggi non si conosce ancora il meccanismo eziopatogenetico alla base della patologia.
Tuttavia, alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato che la parodontite, infiammazione del parodonto legata alla disbiosi orale, può alterare i normali valori di pressione arteriosa.
Bo-Yan Chen et. hanno analizzato il microbiota orale e fecale di 95 partecipanti ipertesi e/o affetti da parodontite, confermando una forte correlazione con la prevalenza di alcune specie batteriche come Veillonella, intrinsecamente associata alla presenza leucocitaria. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Advanced Research.
Parodontite e salute cardiovascolare
Nello studio sono stati reclutati 95 pazienti ipertesi, con pressione sistolica di 140 mmHg e/o diastolica di 90 mmHg, e 39 controlli.
I criteri diagnostici per la parodontite prevedevano invece la presenza di almeno due siti interprossimali con perdita clinica di osso e attacco gengivale di 3 mm e profondità di sondaggio di 4 mm. Inoltre, alcuni partecipanti sono stati seguiti per 6 mesi aggiuntivi.
I ricercatori hanno studiato il microbiota orale e intestinale dei partecipanti, effettuando analisi di metagenomica e sequenziamento dell’RNA sui campioni salivari e fecali, che riportavano una diversa composizione batterica tra i pazienti ipertesi e il gruppo di controllo.
Il microbiota intestinale e orale dei pazienti ipertesi mostrava una prevalenza di Collinsella e una carenza di Faecalibacterium e Roseburia.
Microbiota orale e intestinale, quale ruolo nell’ipertensione?
Alla luce dell’importanza della comunicazione tra microbiota orale e intestinale in varie patologie, i ricercatori hanno paragonato i diversi campioni rilevando, anche in questo caso, generi batterici in comune.
Per esempio, nei pazienti ipertesi la quantità di Porphyromonas, Streptococcus, Prevotella e, in particolare, di Veillonella – riscontrata in campioni sia salivari sia fecali – è maggiore rispetto ai controlli.
L’abbondanza di questo batterio permane anche dopo i sei mesi di follow-up ed è direttamente correlata con la presenza di diversi microrganismi salivari come Streptococcus, Gemmiger, Faecalibacterium e Porphyromonas.
La relazione con gli streptococchi è stata già validata anche da precedenti studi, in quanto questi batteri rilasciano acido lattico che viene usato da Veillonella per moltiplicarsi e, di conseguenza, influenzano sinergicamente i parametri pressori.
Conclusioni
I ricercatori evidenziano una forte associazione tra pressione sistolica alta e parodontite sia nei pazienti ipertesi sia nei soggetti affetti da sola parodontite, che si conferma un fattore di rischio per la salute cardiovascolare.
Anche nell’arco dei sei mesi di follow-up, i casi di sola parodontite continuavano a esibire valori pressori al limite. Tra i ceppi esaminati emerge la forte prevalenza di Veillonella che potrebbe costituire un marker diagnostico futuro.