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Covid: forme gravi potrebbe dipendere dal micobiota intestinale

I risultati di un recente studio suggeriscono che i cambiamenti del micobiota durante un’infezione da SARS-CoV-2 potrebbero contribuire all’infiammazione associata a forme gravi di COVID.
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Covid: forme gravi potrebbe dipendere dal micobiota intestinale

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Stato dell'arte
Precedenti ricerche hanno dimostrato che alcuni pazienti con forme gravi di COVID mostrano alterazioni della composizione del microbiota intestinale e della barriera intestinale che potrebbero consentire ai microbi e ai loro metaboliti di entrare nel circolo sanguigno ed esacerbare la risposta infiammatoria. Tuttavia, non è noto se la componente fungina del microbiota – chiamata micobiota – abbia un impatto sulla risposta immunitaria dei pazienti con forme gravi di COVID.
Cosa aggiunge questa ricerca
I ricercatori hanno esaminato campioni di sangue di 91 persone affette da COVID, la maggior parte delle quali aveva sviluppato una forma grave di malattia. Rispetto ai controlli, i pazienti con forme gravi di COVID hanno prodotto livelli circa quattro volte maggiori di anticorpi contro tre specie fungine comunemente presenti nell’intestino, incluso il lievito Candida albicans, la cui abbondanza è risultata  correlata alla gravità della malattia e al numero di cellule immunitarie che innescano l’infiammazione. I topi infettati con SARS-CoV-2 e con C. albicans isolati da pazienti con forme gravi di COVID hanno mostrato una risposta immunitaria aumentata rispetto ai topi infettati solo con SARS-CoV-2. Trattare gli animali con un farmaco antifungino ha ridotto il numero e l’attività delle cellule immunitarie infiammatorie.
Conclusioni
I risultati suggeriscono che i cambiamenti del micobiota durante un’infezione da SARS-CoV-2 potrebbero contribuire all’infiammazione associata a forme gravi di COVID.

In questo articolo

Il COVID-19 ha causato ad oggi più di 7 milioni di morti. Di recente, un gruppo di ricercatori ha scoperto che gli individui con forme gravi di COVID presentano livelli elevati di un fungo che può attivare il sistema immunitario.

I risultati, pubblicati su Nature Immunology, suggeriscono quindi che i cambiamenti nella componente fungina del microbiota – chiamata micobiota – durante un’infezione da SARS-CoV-2 potrebbero contribuire all’infiammazione associata a forme gravi della malattia. Lo studio potrebbe inoltre svelare un possibile meccanismo, finora sottovalutato, alla base di questo stato infiammatorio.

Covid e intestino: cosa sappiamo

Precedenti ricerche hanno dimostrato che alcuni pazienti con forme gravi di COVID mostrano alterazioni della composizione del microbiota intestinale e della barriera intestinale che potrebbero consentire ai microbi e ai loro metaboliti di entrare nel circolo sanguigno ed esacerbare la risposta infiammatoria. 

Tuttavia, non è noto se anche il micobiota abbia un impatto sulla risposta immunitaria nei pazienti con forme gravi di COVID

Per scoprirlo, i ricercatori guidati da Takato Kusakabe della Cornell University di New York hanno esaminato campioni di sangue di 91 persone con COVID e 36 persone che non erano mai risultate positive al virus SARS-CoV-2.

Funghi intestinali

Circa tre quarti dei pazienti con COVID avevano sviluppato una forma grave della malattia, mentre nel resto dei casi si trattava di una malattia moderata o lieve.

Rispetto ai controlli, le persone con forme gravi di COVID hanno prodotto livelli circa quattro volte superiori di anticorpi contro tre specie fungine comunemente presenti nell’intestino, compreso il lievito Candida albicans. 

Questi individui hanno continuato ad avere livelli aumentati di anticorpi contro C. albicans fino a un anno dopo la guarigione dalla malattia.

Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che i livelli complessivi di funghi sono risultati elevati nelle feci di 10 pazienti con COVID grave rispetto a 10 controlli sani

I ricercatori hanno inoltre scoperto che l’abbondanza della Candida era correlata alla gravità della malattia e al numero di cellule immunitarie che innescano l’infiammazione.

Candida albicans e risposta immunitaria 

Dal momento che ricerche precedenti avevano dimostrato che C. albicans e altre specie fungine possono attivare il sistema immunitario, i ricercatori hanno deciso di esaminare gli effetti dell’infezione fungina sulla risposta immunitaria dei topi.

Gli animali infettati da SARS-CoV-2 e da C. albicans isolati da pazienti con forme gravi di COVID hanno mostrato una risposta immunitaria aumentata rispetto agli animali infettati solo da SARS-CoV-2

I ricercatori hanno poi scoperto che il trattamento dei topi con un farmaco antifungino ha ridotto il numero e l’attività delle cellule immunitarie infiammatorie.

Conclusioni

Sebbene siano necessari ulteriori studi per valutare il legame tra funghi intestinali e COVID, i risultati indicano che un micobiota sovrabbondante potrebbe contribuire allo sviluppo di alterazioni immunitarie durature durante la malattia

«Lo studio suggerisce infine il potenziale degli approcci immunitari basati sul micobiota per identificare i pazienti a rischio di forme gravi di COVID e di alterazioni immunitarie di lunga durata».

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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