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Tumore del colon: studio svela possibile correlazione con infezioni sistemiche

Batteriemie indotte da determinate specie batteriche aumentano il rischio di sviluppare tumore del colon retto.
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Tumore del colon: studio svela possibile correlazione con infezioni sistemiche

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In questo articolo

Batteriemie indotte da determinate specie batteriche tra le quali Bacteroides fragilis, Streptococcus, Clostridium e Fusobacterium, aumentano il rischio di sviluppare tumore al colon-retto.

È quanto riporta lo studio di Thomas N.Y. Kwong e colleghi della The Chinese University of Hong Kong, recentemente pubblicato su Gastroenterology.

Il tumore al colon-retto (CRC) rappresenta ad oggi una delle neoplasie più diffuse e sono numerosi gli studi che hanno dimostrato come la componente genetica non sia la sola ad essere implicata nella sua insorgenza.

Nel microbiota intestinale di questi pazienti è stato infatti riscontrato un aumento di particolari specie batteriche, ovvero Bacteroides fragilis e alcuni ceppi di Streptococcus, Fusobacterium e Peptostreptococcus, risultate poi direttamente collegate con la positività alla diagnosi e perciò utilizzate come biomarcatori specifici per la patologia.

Ulteriori studi funzionali ne hanno inoltre evidenziato un meccanismo pro-canceroso supportando il loro coinvolgimento.

Partendo da queste evidenze, i ricercatori hanno voluto valutare l’incidenza di questo carcinoma, quello al colon-retto, puntando la loro attenzione su soggetti che hanno avuto infezioni sistemiche.

Per fare ciò sono stati analizzati retrospettivamente i dati provenienti da 13.096 pazienti esposti a batteriemia vs 32.857 controlli sani, collezionati nell’arco di 10 anni e riguardanti sia l’esperienza o meno di infezione batterica del sangue sia parametri socio-anagrafici.

Nel dettaglio, le specie incluse nell’analisi sono appartenenti ai generi Bacteroides, Clostridium, Filifactor, Fusobacterium, Gemella, Granulicatella, Parvimonas, Peptostreptococcus, Prevotella, Solobacterium e Streptococcus.

Ecco dunque i risultati principali ottenuti.

Correlazioni tra batteriemia e tumore del colon, ma non con altri tumori

Dalla valutazione del tasso di incidenza tumorale in relazione alla condizione o meno di batteriemia è emerso come i soggetti colpiti fossero maggiormente esposti all’insorgenza della neoplasia. In particolare, associazione significativa è stata dimostrata da:

  • Bacteroides (B. fragilis)
  • Streptococcus bovis (S. gallolyticus subsp. gallolyticus)
  • Clostridium (C. septicum, C. perfringens)
  • Fusobacterium (F. nucleatum)
  • Gemella (G. morbillorum)
  • Peptostreptococcus
  • Prevotella
  • Granulicatella

Per testare l’eventuale implicazione di batteriemia indotta da queste specie batteriche in un panorama più ampio sono state esaminate anche condizioni cliniche diverse dal tumore del colon ovvero in presenza di cancro allo stomaco, al seno e a livello nasofaringeo oltre che con patologie gastrointestinali.

Nessuna correlazione significativa è stata riscontrata suggerendo un loro ruolo altamente selettivo e specifico per il tumore del colon retto.

Batteri differenti influiscono in modo diverso sul periodo di latenza tumorale

Infezioni causate ad esempio da C. perfringens, Peptostreptococcus o Fusobacterium comportano generalmente la diagnosi di tumore del colon-retto entro i 6 mesi dall’insorgenza della stessa batteriemia, a un anno invece con Streptococcus.

Nessuna associazione è emersa tra il tipo di batteriemia e la locazione del tumore.

Tra i punti di forza di questo studio troviamo senz’altro l’ampio campione di pazienti considerato e la buona qualità dei dati raccolti.

Di contro, l’aver determinato la presenza o meno di batteriemia solamente con un’emocoltura standard e non con tecniche di analisi più avanzate come ad esempio PCR o sequenziamento, potrebbe aver portato a tralasciare situazioni di infezioni ematiche sub-cliniche.

In conclusione dunque, batteriemie causate da determinate specie batteriche risultano fattori predisponenti e specifici per tumore al colon-retto.

Sarà perciò utile monitorare l’andamento espressivo di questi ceppi anche nella circolazione sanguigna e non solo a livello intestinale in quanto possibile indice di futuro sviluppo tumorale.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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