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Probiotici e prebiotici: servono più studi clinici su sicurezza ed eventi avversi

Le valutazioni dei rischi riportate da studi condotti su probiotici, prebiotici e sinbiotici sono spesso mancanti o inadeguate. Una revisione fa il punto.
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Probiotici e prebiotici: servono più studi clinici su sicurezza ed eventi avversi

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Le valutazioni dei rischi riportate dalle pubblicazioni di studi clinici randomizzati controllati (RCT) condotti su prodotti atti a modificare il microbiota, ovvero probiotici, prebiotici e sinbiotici, sono spesso mancanti o inadeguate. Non è possibile perciò affermare che questi prodotti siano sicuri in mancanza di dati a riguardo.

È quanto sorprendentemente conclude la revisione sistematica di letteratura condotta dal gruppo di Aida Bafeta e pubblicata in questi giorni su Annals of Internal Medicine.

In questi ultimi anni è cresciuto molto l’interesse verso l’uso di prodotti mirati alla modificazione del microbiota per ottenere benefici in termini di salute ed è in generale forte la convinzione che non ci sia alcun possibile rischio legato al loro utilizzo nonostante le evidenze scientifiche a riguardo non siano molte.

Per avere un quadro più chiaro di quale sia il reale livello di pubblicazione degli eventi avversi e di quale sia la qualità di questi dati se riportati, i ricercatori americani e francesi (INSERM U1153 & Université Paris Descartes-Sorbonne Paris Cité, Parigi, e
Columbia University, New York) hanno condotto una revisione degli studi disponibili applicando il seguente schema di lavoro:

  • Fonti: Sono stati considerati i database Cochrane, PubMed, Embase e Web of Science
  • Selezione degli studi: solo RCT pubblicati in lingua inglese dall’1 gennaio 2015 al 20 marzo 2018 che abbiano valutato l’efficacia o la sicurezza di almeno un prodotto probiotico (formato da microorganismi vivi che se assunti nella giusta quantità sono in grado di apportare benefici all’ospite), prebiotico (nutrienti fermentati selezionati risultanti dalla fisiologica attività di metabolismo batterico) o sintiobico (l’unione dei due precedenti in un’opportuna formulazione), da soli o in combinazione con altri interventi
  • Estrazione dei dati: La prima valutazione degli studi trovati per accertarne l’attinenza è stata condotta sulla base di titoli e abstract da due revisori indipendenti. Successivamente, altri quattro revisori hanno estratto e analizzato i dati di interesse applicando le linee guida CONSORT e altri parametri di giudizio adatti allo scopo dello studio. Nel dettaglio sono stati considerati i seguenti aspetti:
    • Presenza o meno delle informazioni relative ai rischi (tossicità, eventi avversi, effetti collaterali, sicurezza)
    • Se presenti, come questi dati sono stati riportati (elencati, definiti singolarmente, espressi in numero di frequenza relativa, metrica usata ecc.)

Ecco dunque cosa è emerso.

Quanti studi contenevano informazione sui rischi di probiotici e prebiotici?

  • Dei 384 RCT inclusi, 106 (28%) non presentavano alcuna informazione relativa ai rischi e 311 (81%) non contenevano riferimenti agli eventi avversi nell’abstract
  • 347 studi (90%) non esplicitano le definizioni di “eventi avversi” e “eventi avversi seri”  
  • I metodi applicati per raccogliere i dati riguardanti i rischi non sono riportati nel 97% degli studi (372)
  • 242 studi (63%) riportano qualche risultato sulla sicurezza ma di questi solo il 18% identifica chiaramente la popolazione inclusa nell’analisi
  • Solo il 30% degli studi dichiara il numero dei partecipanti ritirati a causa di eventi avversi
  • Il numero degli eventi avversi e degli eventi avversi seri per gruppo di studio è riportato rispettivamente da solo il 21% e 20% degli studi considerati

Come sono stati presentati i risultati relativi ai rischi?

Quando sono presenti i risultati che descrivono la sicurezza di questi prodotti:

  • Nell’85% dei casi gli eventi avversi sono menzionati nel testo
  • Il 37% li descrive utilizzando solo frasi generiche
  • Il 16% utilizza una metrica inadeguata
  • L’8% fornisce sono il numero complessivo degli eventi avversi
  • Il 21% utilizza alcune restrizioni nel riportarli (comuni, severi, inaspettati)
  • Il 7% aggrega il tipo, il grado e la serietà degli eventi avversi
  • Il 5% fornisce solo una statistica globale di confronto

Quanti studi sono risultati adeguati?

  • 9 studi (2%) hanno riportato in maniera idonea i metodi utilizzati per la valutazione dei rischi, le definizioni di eventi avversi, lo schema di raccolta dati e le tempistiche
  • 23 (6%) hanno descritto adeguatamente i risultati di sicurezza esprimendo il numero di partecipanti ritirati in seguito a effetti collaterali, il numero di eventi avversi ed eventi avversi seri con metrica appropriata
  • 9 studi (2%) sono infine risultati conformi a tutti i parametri indicati dalle linee guida (numero di soggetti ritirati per effetti collaterali, definizioni, numero, tipo e gravità degli eventi avversi per gruppo, denominatore usato per l’analisi)

Volendo quindi riassumere, un terzo degli studi inclusi in questa revisione non ha riportato alcuna informazione sui rischi mentre solo il 2% ha dichiarato in maniera idonea i risultati di sicurezza. La maggior parte degli studi presenta informazioni generiche e/o inaccurate. Tra le ragioni della mancata dichiarazione dei dati di sicurezza gli autori indicano la forte credenza che questi prodotti siano del tutto sicuri. L’ulteriore valutazione dei rischi risulta quindi per molti non necessaria.

Leggi anche: Probiotici, dieci regole per prescrivere quelli adeguati

La poca chiarezza e trasparenza nel riportare gli studi clinici potrebbero comportare decisioni sbagliate da parte di medici o di personale che svolge professioni sanitarie con possibili conseguenze nel paziente. Questo lavoro vuole essere quindi un campanello d’allarme e un incentivo per richiedere a tutta la comunità scientifica di attenersi alle raccomandazioni e linee guida ufficiali standardizzando le procedure degli studi clinici e di pubblicazione dei risultati al fine di produrre evidenze di qualità e trasferibili con sicurezza alla pratica clinica.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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