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Beagle: studio analizza gli effetti delle fibre alimentari su capacità digestiva e microbiota

Due sottoprodotti derivanti da lavorazioni alimentari potrebbero integrare la dieta dei cani con un impatto minimo sul microbiota intestinale. Ecco quali.
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Beagle: studio analizza gli effetti delle fibre alimentari su capacità digestiva e microbiota

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Stato dell'arte

Nella dieta dei cani il supplemento di fibre è raccomandato e diffuso, anche in formulazioni commerciali. L’effetto sulla capacità digestiva, nonché sul microbiota intestinale, rimane però ancora da approfondire.

Cosa aggiunge questa ricerca

Lo studio confronta, in 10 beagle adulti, l’effetto sulla capacità digestiva e sulla composizione batterica di quattro regimi dietetici diversi per fonte di fibre (sottoprodotti della produzione di birra o polpa di carota) e apporto proteico, rispetto a un’alimentazione standard.

Conclusioni

I cambiamenti a livello batterico sono risultati nel complesso moderati. La capacità digestiva e quella metabolica sembrerebbero invece aumentate rispetto alla dieta standard, ma comparabili tra le due fonti di fibre. Questi risultati ne sostengono quindi l’utilizzo, già ampiamente avviato, nell’alimentazione dei cani.

In questo articolo

I sottoprodotti della produzione di birra (brewer’s spent grain, BSG), nonché la polpa ottenuta dalla lavorazione delle carote (carrot pomace o CAP), sembrerebbero rappresentare una valida fonte di fibre da utilizzare nell’alimentazione dei cani, considerando il loro minimo impatto sul microbiota intestinale e, di contro, la loro capacità di migliorare la digeribilità dei macronutrienti.

È quanto dimostra lo studio coordinato da L. Eisenhauer della Freie University di Berlino, di recente pubblicazione su Journal of Animal Science.

Sono sempre più numerosi i prodotti di lavorazione dell’industria alimentare per i quali vengono scoperte nuovi utilizzi, come per esempio BSG e CAP. Benché i loro valori nutrizionali dipendano molto dal processo produttivo, questi prodotti hanno dimostrato nel complesso di preservare un buon contenuto di proteine, carboidrati e minerali. Ciò li rende possibili supplementi nell’alimentazione degli animali, cani inclusi. Il loro impatto sulla componente batterica intestinale, oltre che sull’effettiva capacità digestiva, soprattutto in concomitanza con un alto o basso apporto proteico, necessita tuttavia di ulteriori approfondimenti.

A tal proposito, i ricercatori tedeschi hanno confrontato il microbiota fecale e i parametri metabolici ematici e urinari di 10 beagle adulti sottoposti per 5 cicli da 19 giorni a regimi alimentari a contenuto fisso (7,5% dell’introito totale) di fibre, diverse per fonte (CAP o BSG), e con un livello proteico pari al 20% o 40% di proteine crude (CP):

  • BLP (7,5% fibre da BSG, 20% CP)
  • BHP (7.5% fibre da BSG, 40% CP)
  • CLP (7.5% fibre da CAP, 20% CP)
  • CHP (7.5% fibre da CAP, 40% CP).

Un regime alimentare standard (BCLP) è stato considerato come controllo (3,5% fibre da BSG e CAP, 20% CP). Di seguito i risultati ottenuti dall’analisi di campioni fecali, ematici e urinari.

Partendo da campioni fecali collezionati al termine di ogni ciclo si è visto che:

  • la durezza delle feci è nel complesso comparabile, con un punteggio medio pari a 2,2. Anche il pH fecale non ha mostrato alterazioni
  • il materiale secco è risultato maggiore durante la dieta con BSG.

In termini di digeribilità apparente dei macronutrienti è stato rilevato che:

  • quella del materiale organico è risultata maggiore durante l’assunzione di CAP, soprattutto rispetto al regime standard
  • per le proteine crude, i valori più alti sono stati registrati nei regimi a più alto contenuto proteico, indipendentemente dalla fonte di fibre
  • per i grassi crudi, la digeribilità è risultata maggiore per i regimi con CAP
  • per le fibre totali valori maggiori sono stati raggiunti in seguito a CAP e con un apporto proteico elevato.

Per quanto riguarda il contenuto fecale di minerali:

  • per il metabolismo di calcio, potassio, ferro, manganese e zinco non sono state registrate variazioni significative in base a fonte di fibre e livello proteico
  • il fosforo è aumentato in seguito a supplemento di CAP
  • il sodio è risultato più digeribile con un elevato contenuto proteico. Di contro, sono stati registrati livelli migliori di magnesio con una dieta scarsa di proteine, ma a base di CAP
  • la digeribilità apparente del rame è aumentata nel regime CHP rispetto a CLP, mentre  la quota di proteine nei regimi in BSG non sembrerebbe avere alcuna influenza.

Infine, dall’analisi dei metaboliti è emerso che:

  • la concentrazione di D- e L-lattato si è ridotta nei regimi ad alto apporto proteico
  • l’espressione di acidi grassi a corta catena totale e di acetato è aumentata con la fonte CAP, mentre quella di i-butirrato, i-valerato e ammonio con l’incremento proteico
  • per le amine biogeniche totali, incluse cadaverina e putrescina, è stata osservata correlazione positiva con il contenuto proteico; per spermidina e spermina anche con la fonte di fibre
  • per fenoli e indoli non sono state registrate variazioni significative tra i vari regimi.

Tra tutti i regimi alimentari, la composizione del microbiota ha mostrato valori simili in termini di abbondanza a livello di ordine, seppur con alcune eccezioni:

  • l’abbondanza relativa di Selenomonadales e Coriobacteriales è risultata più alta nei regimi in BSG, Bifidobacteriales in quelli a scarso apporto proteico
  • seppur con valori modesti, l’apporto proteico e la fonte di fibre sembrano influenzare la ricchezza batterica;  l’omogeneità invece viene influenzata solo dalla quota proteica.

Da ultimo, confrontando i metaboliti ematici e urinari è stato osservato che:

  • l’osmolarità urinaria è significativamente maggiore con le diete ricche di proteine, indipendentemente dalla fonte di fibre
  • la concentrazione di urea nelle urine è influenzata sia dalla fonte di fibre sia dall’ammontare proteico, con interazione significativa anche tra questi due fattori
  • i valori ematici di urea sono risultati maggiori con una dieta ricca di proteine; andamento simile per la creatinina.

In conclusione, dunque, entrambe le fonti di fibre (CAP e BSG) qui testate, e peraltro già in uso, sono risultate supplementi dietetici ideali nell’alimentazione dei cani, in quanto in grado di aumentare la digeribilità dei macronutrienti senza alterare nel complesso la composizione batterica intestinale.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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