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Integratori di IgY non alterano il microbiota intestinale dei cani

L’uso di immunoglobuline Y come supplemento nella dieta dei cani sarebbe sicuro per il microbiota intestinale, a detta di uno studio brasiliano.
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Integratori di IgY non alterano il microbiota intestinale dei cani

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Stato dell'arte
L’uso di IgY come supplemento alimentare per animali ha mostrato risultati positivi per la loro salute. L’impatto sul microbiota intestinale non è stato però ancora valutato.
Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio confronta il microbiota fecale e parametri metabolici ad esso associati in cani Beagles sani alimentati con supplemento di IgY (2 gr/die) rispetto a controlli nutriti con dieta normale.
Conclusioni
Il supplemento di IgY non comporta alterazioni significative a livello né batterico né metabolico. Il suo uso sembrerebbe quindi sicuro anche nei confronti del microbiota. Seguiranno tuttavia ulteriori studi, anche su animali con patologia.

In questo articolo

L’utilizzo di immunoglobuline Y come supplemento nell’alimentazione di cani sani non altera il profilo batterico né quello metabolico associato, risultando perciò non solo utile nel mantenimento della salute dell’ospite, del tratto gastrointestinale soprattutto, ma anche sicuro in relazione al microbioma intestinale.

È quanto conclude lo studio coordinato da Mariana Scheraiber della Federal University of Paranà (Brasile), di recente pubblicazione su Journal of Applied Microbiology.

Tra gli additivi usati nell’alimentazione degli animali per la promozione e il mantenimento della loro salute troviamo le immoglobuline Y (IgY). Il loro supplemento ha infatti dimostrato, nei cani ma non solo, di contrastare infezioni gastrointestinali e del cavo orale. Il loro eventuale impatto sulla componente batterica intestinale rimane però ancora da stabilire.

A tal proposito, i ricercatori brasiliani hanno raccolto e confrontato campioni fecali di 16 cani Beagles sani (8 maschi e 8 femmine) alimentati con dieta normale (n=8, gruppo controllo) o con il supplemento di IgY ( 2gr/die, n=8, gruppo IgY) per 40 giorni. A ciò è stata aggiunta l’analisi di metaboliti batterici quali acidi grassi a corta catena (SCFA) e acidi grassi a catena ramificata (BCFA), la valutazione delle caratteristiche fecali e della capacità digestiva e il profilo biochimico del siero (alanina amminotransferasi, ALT; fosfatasi alcalina, ALP; creatinina; urea). Di seguito i risultati.

Considerando il profilo batterico e quello metabolico associato si è visto che:

  • i microrganismi identificati non si differenziano molto tra i due gruppi nonostante Clostridium_cluster XIVa (gruppo C. coccoides) abbia mostrato un’espressione leggermente maggiore nei controlli
  • la concentrazione dell’acido n-butirrico è risultata significativamente maggiore nel gruppo IgY, inferiore quella dell’acido n-valerico
  • gli altri metaboliti (acido acetico, propionico, i-butirrico, i-valerico e acidi grassi totali) non hanno mostrato alterazioni significative.

Passando poi al profilo metabolico più generale, è emerso che:

  • non è stata osservata alcuna differenza sostanziale nella digeribilità apparente dei nutrienti a livello fecale
  • il pH e la concentrazione di acido sialico si è mostrata inferiore nel gruppo IgY
  • il punteggio fecale, la concentrazione di ammoniaca e il profilo biochimico hanno mostrato valori comparabili tra i due gruppi.

In conclusione, dunque, il supplemento di IgY sembrerebbe comportare benefici per l’ospite senza alterare nel complesso le caratteristiche e la funzionalità del microbioma intestinale. Ulteriori studi saranno tuttavia necessari al fine di validare i risultati qui presentati, anche in condizioni di patologia.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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