Durante lo svezzamento dei suini varia anche la componente micotica, non solo quella batterica, per poi stabilizzarsi fino all’età adulta. Il suo ruolo nella salute dell’ospite rimane tuttavia ancora da esplorare. È quanto conclude lo studio pilota coordinato da Katie L. Summers dell’U.S. Dept. Of Agriculture, di recente pubblicato su Journal of Animal Science.
Nonostante gli studi sul microbioma, umano e non, si siano finora concentrati prevalentemente sulla componente batterica, la popolazione micotica (micobioma) sta via via suscitando un crescente interesse. In ambito veterinario, poi, le evidenze sono ancora più ridotte, nei suini soprattutto. A tal proposito, i ricercatori hanno esaminato il micobioma fecale di 112 maialini provenienti da 9 diversi allevamenti rispettivamente prima, durante e dopo la fase di svezzamento, un periodo critico per la loro salute in quanto fattore di rischio per diarree, disbiosi e, a posteriori, calo della produzione. All’analisi della componente micotica è stata abbinata quella della popolazione batterica, data la co-presenza e le già comprovate interazioni nell’ambiente intestinale. Di seguito i risultati ottenuti dal confronto dei campioni fecali raccolti dalla nascita al 35° giorno di vita.
Analisi del micobioma
Dal confronto del micobioma prima, durante e dopo lo svezzamento e dall’analisi di possibili contaminanti esterni è emerso che:
- l’espressione micotica è rimasta trascurabile fino allo svezzamento (21° giorno di vita), per poi mostrare un rapido incremento al giorno 28. Tali livelli hanno mostrato stabilità anche al termine dello studio (35° giorno);
- la famiglia Cladosporiaceae ha mostrato prevalenza di abbondanza nel periodo pre-svezzamento (giorni 1-21), Saccharomycetaceae (Kazachstania slooffiae soprattutto), Dipodascaceae e Aspergillaceae invece nel post-svezzamento (28°-35° giorno);
- diversità e ricchezza micotica hanno mostrato un cambiamento, seppur con un trend temporale differente da quelle della componente batterica. L’omogeneità si è invece, nel complesso, mantenuta stabile;
- ad eccezione del dispensatore di cibo, non sono stati ritrovati miceti nelle altre possibili fonti di contaminazione considerate (acqua, colostro, latte materno, mangime), suggerendo come siano gli stessi animali a trasmetterli durante l’approvvigionamento.
Esaminando invece le scrofe (quindi esemplari adulti), la composizione micotica fecale sembrerebbe stabile (circa 5.18 log CFU/gr feci) e paragonabile a quella raggiunta alla fine dello studio dai maialini. Nemmeno il parto infatti ha dimostrato alterazioni significative nel micobioma delle scrofe.
Analisi del microbioma
Per quanto riguarda la componente batterica si è visto che:
- la composizione del microbioma è paragonabile tra i campioni raccolti lo stesso giorno, ma non in giorni diversi. Analogamente al micobioma si è infatti registrata una variazione tempo-dipendente, incrementata soprattutto dall’inizio dello svezzamento;
- la diversità e la ricchezza batterica hanno mostrato un andamento crescente nel tempo. L’omogeneità invece ha registrato un ampio aumento dal primo al terzo giorno (0.49 ± 0.05 vs 0.69 ± 0.03), per poi stabilizzarsi fino al 35°;
- al primo giorno di vita elevata espressione è stata registrata da Enterococcaceae (9.9 ± 0.27%), Enterobacteriaceae (39.3±8.0%), Staphylococcaceae (6.5±2.4%) e Pasteurellaceae (6.0±2.3%), per poi decrescere col tempo;
- le famiglie Actinomycetaceae, Clostridiales XIII, Christensenellaceae e Rikenellaceae hanno invece dimostrato un incremento di abbondanza relativa dal terzo al 21° giorno, seppur con diverse tempistiche. Aumento consistente tra il 28° e 35° giorno invece per Lactobacillaceae (17.6 ± 1.7% vs 14.3 ± 2.0%) e Ruminococcaceae (19.7± 1.0% vs 17.4 ± 1.3%);
- andamento singolare per le famiglie Fusobacteriacae e Bacteroidaceae, aumentate tra il primo e terzo giorno di vita, quasi scomparse al termine dello studio.
In conclusione, questo studio offre una panoramica sulla componente micotica e batterica intestinale dei suini durante il delicato periodo dello svezzamento, dimostrando un generale cambiamento. Ulteriori studi sono tuttavia necessari al fine di approfondire i meccanismi alla base delle alterazioni, oltre che le relative implicazioni per la salute dell’esemplare nel breve e lungo termine.