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Eczema: bambini di campagna “protetti” da acidi grassi a catena corta prodotti nell’intestino

I bambini di campagna sviluppano un complesso microbioma intestinale capace di attivare una certa protezione per l’eczema.
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Eczema: bambini di campagna “protetti” da acidi grassi a catena corta prodotti nell’intestino

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In questo articolo

Stato dell’arte
I bambini che crescono in campagna sono meno esposti ad allergie. Il meccanismo di protezione che ne sta alla base rimane però ancora da approfondire.

Cosa aggiunge questo studio
Considerando i benefici degli acidi grassi a catena corta (Short Chain Fatty Acids, SCFAs) negli adulti in relazione alle allergie, in questo studio ne sono state verificate le differenze fecali e il loro eventuale ruolo nella protezione dallo sviluppo di patologie allergiche anche nei bambini che vivono in campagna vs città.

Conclusioni
Il pattern dei SCFAs nei bambini cresciuti in campagna suggerisce una precoce maturazione del microbioma intestinale con aumentata espressione dell’acido valerico, potenziale protettore contro l’eczema.

Crescere in campagna fa bene non soltanto alla mente, ma anche al corpo, microbioma incluso. I bambini che vivono in questo contesto presentano infatti, di norma, meno allergie rispetto ai loro amici di città.

È il caso, ad esempio, dell’eczema per il quale una protezione efficace sembrerebbe derivare dall’acido valerico. La concentrazione di questo metabolita in particolare è infatti risultata maggiormente presente nei bambini di campagna i quali mostrano inoltre una maturazione complessiva del microbioma intestinale anticipata rispetto ai loro coetanei di città.

Lo concludono Monica Gio-Batta e colleghi della University of Gothenburg (Svezia) in uno studio di recente pubblicato su Scientific Reports.

Acidi grassi a catena corta e allergie

Gli acidi grassi a corta catena o SCFAs sono probabilmente i metaboliti più preziosi che la nostra componente batterica produce. Numerosi sono infatti i loro benefici finora dimostrati negli adulti in più ambiti, quello immunitario compreso.

Meno conosciuti sono però le loro caratteristiche e funzionalità nei più piccoli e i loro effetti nel tempo. In questo studio sono quindi state confrontate le caratteristiche di questi SCFAs a livello fecale di bambini di città (controllo, n=37) o di campagna (fattoria, n=28) correlandole poi con lo sviluppo di allergie nel medio termine (a 8 anni d’età). Attenzione è stata inoltre posta allo sviluppo del microbioma e del pattern di questi metaboliti fino ai tre anni d’età. Di seguito quanto emerso.

Cosa emerge dallo studio

Seguendo la maturazione del pattern di SCFAs dalla quarta settimana di vita ai tre anni si è registrata una notevole variazione di prevalenza e concentrazione età dipendente in entrambi i gruppi. In particolare, a quattro settimane d’età:

  • l’SCFA più corto, l’acido acetico, si è mostrato presente in tutti i bambini con una concentrazione fecale media di 86 μmol/g andando a rappresentare 80% di tutti i SCFAs
  • acido propionico e butirrico sono stati registrati nel 70% dei bambini con una concentrazione nettamente inferiore dell’acetico (6,1 e 1,9 μmol/g)
  • minore la prevalenza di isobutirrico e isovalerico essendo stato riscontrato in solo il 28% dei bambini (4 μmol/g). Seguono poi a distanza acido valerico e caproico presenti solo in un piccolo gruppo di soggetti

Concentrazione dei SCFAs generalmente aumentata invece ai tre anni (104 μmol/g a quattro settimane vs 152 μmol/g ai tre anni) con, nel dettaglio:

  • acido acetico, propionico e butirrico presenti in tutti i bambini con una concentrazione media di 85, 32 e 28 μmol/g rispettivamente
  • quasi in tutti i bambini anche isobutirrico, isovalerico e acido valerico anche se meno espressi 2-3 μmol/g)
  • aumento di prevalenza anche per l’acido caproico, presente in un terzo di soggetti (2 μmol/g)

Confrontando poi i due gruppi:

  • nessuna differenza significativa nella concentrazione di SCFAs totale a quattro settimane e un anno d’età
  • aumento significativo di SCFAs nei bambini di campagna a tre anni inclusi quelli poco espressi come acido isobutirrico (2,8 vs 1,6 μmol/g), iso-valerico (3,7 vs 2,4 μmol/g) e valerico (2,7 vs 1,7 μmol/g)

Campagna Vs città

I ricercatori hanno quindi associato lo stile di vita (abitazione, animali, nucleo familiare, dieta ecc.) alle caratteristiche dei SCFAs dimostrando che:

  • vivere in campagna influenza significativamente le concentrazioni di SCFA
  • avere un cane o un gatto in parte spiega l’elevata concentrazione di acido valerico nel gruppo campagna
  • associazione positiva tra l’apporto di proteine a un anno e la concentrazione di isobutirrico e isovalerico a tre anni, negativa invece per le fibre

Conclusioni

Per concludere, è possibile che il contenuto di SCFAs fecali in tenera età influisca realmente sullo sviluppo di allergie qualche anno dopo? Sembrerebbe di sì, almeno per l’eczema.

Bambini inclusi in due coorti di studio con eczema a otto anni hanno registrato una concentrazione media di acido valerico inferiore a tre anni rispetto ai non allergici. Nessuna correlazione invece per altre allergie come asma o rino-congiuntivite.

La composizione fecale di acidi grassi a catena corta sembrerebbe quindi variare in base al contesto di vita determinando un minor o maggior rischio di allergie in un futuro.

L’acido valerico sembrerebbe in particolare avere una qualche protezione per l’eczema date le sue aumentate concentrazioni in bambini sani. Ulteriori approfondimenti in merito sono però necessari prima di confermare tale correlazione.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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