Il microbiota intestinale influenza la sicurezza e l’efficacia di molti farmaci

Secondo uno studio pubblicato su Cell, il microbiota intestinale può influire sul metabolismo dei farmaci del singolo individuo.
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Stato dell’arte
È noto che alcuni ceppi di batteri intestinali possono alterare il metabolismo dei farmaci. Ma  rimane ancora da chiarire come il microbiota intestinale possa metabolizzare i farmaci assunti per via orale.

Cosa aggiunge questo studio
Utilizzando comunità microbiche derivate dal microbiota di diversi soggetti, i ricercatori hanno sviluppato un approccio per valutare il loro ruolo nel metabolizzare i farmaci somministrati per via orale. È stato così  scoperto che il microbiota intestinale può avere un impatto sulla sicurezza e sull’efficacia dei farmaci che metabolizza.

Conclusioni
I risultati ottenuti da questo studio potrebbero spiegare perché alcuni soggetti rispondono meglio a determinati farmaci rispetto ad altri e potrebbero aiutare a sviluppare farmaci più efficaci e con meno effetti collaterali.


L’intestino ospita centinaia di specie di batteri e la composizione di queste comunità varia da persona a persona. Di recente, un gruppo di ricercatori ha scoperto che il microbiota intestinale può influire sul metabolismo dei farmaci.

I risultati ottenuti, pubblicati su Cell, potrebbero infatti spiegare perché alcuni soggetti rispondono meglio a determinati farmaci rispetto ad altri. Inoltre, potrebbero aiutare nello sviluppo di farmaci più efficaci e con minori effetti collaterali.

«Questo approccio ci consente di ottenere una visione olistica e più realistica del contributo del microbioma al metabolismo dei farmaci», afferma il coordinatore dello studio, Mohamed Donia della Princeton University (Stati Uniti).

La maggior parte dei farmaci assunti per via orale sono assorbiti nell’intestino, da dove possono raggiungere il flusso sanguigno. Precedenti studi hanno dimostrato come molti medicinali siano metabolizzati dalle singole specie microbiche intestinali, ma il ruolo di tutto il microbiota intestinale rimane da chiarire.

Per rispondere a questa domanda, Mohamed Donia e il suo team di ricercatori hanno sviluppato un approccio per valutare come il microbiota intestinale può metabolizzare i farmaci assunti per via orale.

Batteri intestinali e metabolismo dei farmaci

I ricercatori hanno raccolto campioni di feci da 21 soggetti e analizzato le specie batteriche presenti. Hanno così scoperto che ogni donatore presenta una specifica comunità microbica intestinale e che la maggior parte di queste può essere coltivata in laboratorio.

Successivamente, il team di ricercatori ha testato 438 farmaci approvati dalla Food and drug administration (FDA), per vedere quali fossero metabolizzati dalle comunità microbiche dell’intestino dei donatori. Dai risultati ottenuti è emerso che 57 di questi farmaci (13%), appartenenti a diverse classi farmacologiche, tra cui miorilassanti, antiepilettici e antipertensivi, sono metabolizzati dal microbiota.

Inoltre, è stato osservato che alcuni farmaci sono metabolizzati dal microbiota di tutti i donatori analizzati, mentre altri solo da alcuni. «Il nostro studio dimostra quindi che il microbioma di ogni soggetto è unico», afferma il co-autore dello studio, Bahar Javdan.

Farmacobiomica, un approccio personalizzato

Gli studiosi hanno poi testato su tutti i campioni di microbiota un piccolo sottogruppo di farmaci, identificando così metaboliti microbici non ancora noti, nonché quelli che erano stati associati a alcuni effetti collaterali, ma dei quali non era nota l’origine.

Le alterazioni chimiche osservate dai ricercatori variano dalla conversione di un farmaco in uno stato inattivo (che potrebbe ridurne l’efficacia), fino alla trasformazione in una forma che potrebbe causare effetti avversi.

La capacità di sottoporre a screening un numero maggiore di farmaci nei confronti di diversi campioni di microbiota potrebbe consentire di identificare altre alterazioni correlate al microbiota.

«La variabilità interpersonale osservata dimostra inoltre come non sia possibile analizzare una singola specie batterica per confrontare, tra individui diversi, gli effetti del microbiota sul metabolismo dei farmaci», afferma Donia. «Per farlo è necessario studiare l’intera comunità microbica intestinale».

Conclusioni

L’approccio utilizzato in questo studio potrebbe consentire la scoperta di nuovi farmaci, grazie all’identificazione di potenziali interazioni farmaco-microbiota nelle prime fasi dello sviluppo dei nuovi farmaci, e aiutare a prevedere la risposta di un singolo soggetto a uno specifico medicinale.

«I dati ottenuti hanno infatti permesso di identificare nuove interazioni farmaco-microbioma che variano da individuo a individuo e hanno dimostrato come il microbioma intestinale potrebbe essere utilizzato nello sviluppo di farmaci e nella medicina personalizzata», concludono i ricercatori.

Traduzione dall’inglese a cura della redazione

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