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La cura per l’IBD potrebbe dipendere dalla salute del cavo orale?

Uno studio mostra come le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) potrebbero essere manifestazioni di disfunzioni del cavo orale.
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La cura per l’IBD potrebbe dipendere dalla salute del cavo orale?

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Stato dell’arte
La parodontite causa uno squilibrio del normale microbiota orale, con un aumento di batteri pro infiammatori. Tali batteri possono traslocare nell’intestino.

Cosa aggiunge questo studio
L’infiammazione parodontale contribuisce alla patogenesi dell’ IBD attraverso la colonizzazione di Enterobacteriaceae, come Klebsiella e Enterobacter spp..
La colonizzazione ectopica dell’intestino da parte di tali batteri svolge un ruolo cruciale nell’esacerbazione dell’infiammazione intestinale.

Conclusioni
La mucosa orale e gastrointestinale sono microbiologicamente e immunologicamente interconnesse. Pertanto, l’igiene orale (rimozione di biofilm orali patogeni e riduzione dell’infiammazione parodontale) potrebbe ridurre il rischio di IBD.


La parodontite comporta un aumento di germi patogeni nel microbiota orale, e questi a loro volta causano colite dopo colonizzazione dell’intestino e induzione di cellule Th17 migratorie.

Si innesca così una risposta immunitaria che collega la salute del cavo orale e quella della mucosa intestinale.

Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato da Nobuhiko Kamada della U-M Medical and Dental Schools. Stando ai dati, le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), malattia di Crohn e colite ulcerosa, potrebbero essere le manifestazioni intestinali di una disfunzione del cavo orale.

Traslocazione di batteri dal cavo orale all’intestino

Tutto sembra iniziare con l’infiammazione della mucosa orale che potrebbe favorire la colonizzazione di Enterobacteriaceae, come Klebsiella e Enterobacter spp., nell’intestino. E questi batteri sembrano svolgere un ruolo cruciale nell’esacerbazione dell’infiammazione intestinale. Ma soltanto in presenza di IBD: è interessante infatti notare che gli stessi batteri non traslocano dal cavo orale al tratto gastrointestinale in individui sani e questo suggerisce che debbano essere soddisfatte almeno due condizioni affinché i patobionti orali possano colonizzare ectopicamente l’intestino.

Innanzitutto deve essere bloccata la “naturale” resistenza alla colonizzazione del microbiota residente nell’intestino, consentendo ai microbi orali di invadere l’intestino. E l’infiammazione intestinale sembra in grado proprio di turbare la resistenza alla colonizzazione mediata dal microbiota residente, consentendo ai patobionti orali di superare e sostituire la comune flora batterica.

Inoltre, le Enterobatteriacee si sono metabolicamente adattati nel corso dell’evoluzione per prosperare in un ambiente infiammato. Pertanto, l’infiammazione intestinale favorisce la crescita di Enterobacteriaceae, compresi i batteri traslocati dalla mucosa orale.

La seconda condizione che deve essere soddisfatta è l’infiammazione orale.

Una situazione compromessa è spesso espressione di uno stato di salute precario. Anche se molte persone rimandano le regolari visite dal dentista, recenti ricerche hanno dimostrato che le conseguenze di un cavo orale non in ordine possono coinvolgere distretti anatomici diversi dal cavo orale stesso.

L’infiammazione tipica delle parodontopatie è quindi un requisito essenziale perché aumenta l’abbondanza di patobionti orali e aumenta la probabilità di successo nel passaggio attraverso l’ambiente acido gastrico.

«Il normale microbioma intestinale resiste alla colonizzazione da parte di batteri esogeni o estranei» spiega Kamada «tuttavia, nei topi con IBD, i batteri intestinali sani vengono bloccati, indebolendo la loro capacità di resistere ai batteri provenienti da un cavo orale malato».

Parodontite e sistema immunitario

Il gruppo di ricerca di Kamada ha anche dimostrato che in una condizione di parodontite le cellule T del sistema immunitario del cavo orale vengono attivate. E possono arrivare fino all’intestino esacerbando l’infiammazione.

Il microbiota intestinale è tenuto in equilibrio dall’azione delle cellule T infiammatorie e regolatorie. Ma, afferma Kamada, l’infiammazione del cavo orale genera principalmente cellule T infiammatorie che migrano nell’intestino dove, rimosse dal loro ambiente normale, finiscono per innescare una risposta immunitaria dell’intestino, peggiorando il quadro clinico della malattia.

«L’esacerbazione dell’infiammazione intestinale guidata da organismi orali che migrano nell’intestino potrebbe essere un argomento chiave per convincere i pazienti sulla necessità di preservare la salute orale» afferma il co-autore del lavoro William Giannobile, docente di odontoiatria e presidente del dipartimento di parodontologia e medicina orale presso la UM School of Dentistry.

Nuovi possibili target terapeutici per le IBD

Gli scenari che questo studio apre sui possibili nuovi trattamenti per l’IBD sono diversi. E sono anche necessari, perché oggi “troppi pazienti falliscono ancora nonostante i farmaci, con una riduzione della qualità della vita e il rischio di dover ricorrere a interventi chirurgici» afferma il co-autore dello studio Shrinivas Bishu, M.D., assistente di gastroenterologia. «Questo studio evidenzia in modo importante che i risultati clinici nell’IBD possono essere migliorati monitorando l’infiammazione orale – un’ipotesi davvero intrigante».

Questi risultati confermano quindi che le mucose orali e gastrointestinali sono microbiologicamente e immunologicamente connesse. Pertanto, l’igiene orale ottimale (rimozione di biofilm orali patogeni e riduzione dell’infiammazione parodontale) potrebbe ridurre il rischio di IBD limitando l’espansione dei linfociti T effettori patogeni e dei loro antigeni reattivi.

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