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ADHD: individuato batterio intestinale coinvolto nel disturbo

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In presenza di un disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), il Faecalibacterium potrebbe esser un valido marcatore da monitorare considerando l’associazione dimostrata con il grado di severità del disturbo.

È quanto risulta dallo studio condotto da Hai-yin Jiang e colleghi della Zhejiang University, Hangzhou (Cina), di recente pubblicazione su Behavioural Brain Research.

Nonostante sia ormai evidente come esista una comunicazione bidirezionale tra intestino e cervello e di come questa sia implicata nell’eziologia e decorso di numerosi quadri clinici inclusi stati d’ansia o depressivi, ad oggi è ancora poco chiaro come questa interazione si sviluppi all’interno dei “disordini da iperattività e deficit dell’attenzione” o ADHD.

A tal proposito, i ricercatori cinesi hanno voluto approfondire il profilo batterico intestinale di bambini con ADHD (n=51) non precedentemente trattati e perciò detti “naive”, confrontandolo poi con quello di controlli sani (n=32), e in associazione alla sintomatologia presentata dai primi.

Per avere un quadro generale delle caratteristiche individuali dei soggetti inclusi sono stati raccolti dati relativi all’età, genere, BMI, tipologia di nutrizione nei primi mesi, modalità di parto, durata della gravidanza e peso alla nascita.

Inoltre, attraverso la scala CPRS (Conners Parent Rating Scale) è stata valutata la sintomatologia specifica di ADHD includendo indicatori di iperattività, ansia, problemi di apprendimento e attenzione o comportamentali.

Per l’analisi del microbiota sono stati infine collezionati campioni fecali, opportunamente esaminati.

ADHD e microbiota intestinale

I due gruppi sono risultati complessivamente comparabili in base ai dati personali e non correlati alla patologia in oggetto mentre differenze sono emerse dal confronto dei rispettivi profili batterici.

779 OTUs sono stati identificati nel totale dei campioni con alcune sovrapposizioni di espressione tra i due gruppi. Nel dettaglio, 740 ne sono stati riscontrati nel gruppo ADHD, 645 nel gruppo di controllo. L’indice di Shannon, ACE, Chao e Simpson non hanno invece sottolineato alcuna differenza in termini di biodiversità mentre non è stato possibile determinare la beta diversity attraverso UniFrac e PCoA data l’elevata variazione individuale.

È stata poi presa in esame l’associazione tra microbiota fecale e deficit di attenzione applicando la correzione FDR (false discovery rate) per i test multipli.

Firmicutes, Bacteroidetes, Proteobacteria e Actinobacteria vanno a rappresentare i quattro phyla dominanti in tutti i campioni, senza nessuna differenza notevole in base alla presenza o meno della patologia.

A livello di famiglia invece, il gruppo ADHD ha mostrato minor espressione di Alcaligenaceae ma maggior livelli di Peptostreptococcaceae rispetto ai bambini sani. Scendendo invece a livello di genere, Faecalibacterium, Lachnoclostridium e Dialister sono risultati ridotti nei soggetti con la patologia.

Al fine di confermare quanto ottenuto, i ricercatori hanno condotto le analisi sul gruppo con deficit di attenzione in base alla modalità di parto (vaginale o cesareo) e il tipo di nutrizione (allattamento o in formula).

Tuttavia, né la modalità di parto né quella di alimentazione sembrerebbero influenzare fattori quali alpha e beta diversity oltre che l’abbondanza relativa dei taxa associati a ADHD.

Al contrario, differenze sono state riscontrate in termini di ricchezza batterica. Le famiglie Peptostreptococcaceae, Moraxellaceae, Xanthomonadaceae e Peptococcaceae sono difatti aumentate nei bambini con ADHD mentre quella di Alcanigenaceae ha mostrato una parallela riduzione.

A livello di genere invece, Faecalibacterium, Dialister e Sutterella oltre che a essere prevalenti nei controlli sono risultati anche fattori chiave nel discriminare il profilo batterico dei due gruppi.

Da ultimo, è stata studiata la correlazione tra microbiota e severità della patologia. Dalle analisi condotte è emersa come l’abbondanza di Faecalibaterium sia negativamente correlata al punteggio CPRS totale e all’indice di iperattività.

Faecalibacterium, possibile biomarker del deficit di attenzione e iperattività

Questo studio presenta, oltre ai punti di forza, anche delle limitazioni. Tra queste troviamo, per esempio, il non osservare eventuali cambiamenti nel tempo e il ridotto numero di bambini inclusi.

Dal altro canto, si prefigura essere il primo studio clinico atto a valutare la relazione microbiota intestinale e deficit di attenzione, applicando inoltre molteplici e valide tecniche di analisi dei dati.

In conclusione in base ai risultati emersi si può dunque affermare come ci siano alcune differenze tra la componente batterica di bambini con ADHD e soggetti sani e di come, fra tutti, Faecalibacterium sia la specie più coinvolta e associata negativamente alla severità della patologia.

Ulteriori studi saranno quindi necessari al fine di confermare le evidenze qui dimostrate e di approfondire le relazioni causa-effetto dei cambiamenti microbiotici in presenza di ADHD.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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