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Disturbo bipolare: la causa potrebbe essere nell’intestino

Il microbiota intestinale dei soggetti con disturbo bipolare risulterebbe alterato rispetto ai soggetti sani.
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Stato dell’arte
Numerose evidenze scientifiche testimoniano come il microbiota intestinale giochi un ruolo importante in svariati disturbi o patologie del sistema nervoso centrale nell’uomo, ansia e depressione ad esempio, attraverso l’asse intestino-cervello. Per quanto riguarda il disturbo bipolare , i risultati finora disponibili sono stati ottenuti prevalentemente da studi in vivo, quelli clinici sono scarsi. Il processo eziologico inoltre, è ancora da chiarire.

Cosa aggiunge questa ricerca
Questo studio fornisce ulteriori conoscenze sui cambiamenti del microbiota intestinale in presenza di disturbo bipolare nell’uomo e di come questi siano associati a loro volta a variazioni di alcuni parametri ematici di co-morbilità.

Conclusioni
Sulla base dei dati ottenuti, le cause o le conseguenze del disturbo bipolare sembrerebbero da ricercare anche al di fuori dell’area cerebrale. Sebbene non ci siano evidenze conclusive e siano ancora molti i punti da approfondire, questo studio offre un nuovo spunto per la ricerca di alternative terapeutiche da affiancare a quelle già in uso per la cura dei disturbi comportamentali e dell’umore.


La composizione del microbiota intestinale di soggetti colpiti da disturbo bipolare risulta differente rispetto ai soggetti sani come del resto i valori di alcuni marcatori infiammatori e metabolici associabili alla patologia in questione.

È quanto conclude lo studio condotto da Annamaria Painold della Medical University of Graz, in Austra, e colleghi, di recente pubblicazione sulla rivista Bipolar Disorders.

Il disturbo bipolare (BD) è una delle maggiori cause al mondo di disabilità e morte prematura dall’ingente impatto socioeconomico. Alle basi neurologiche della malattia vanno aggiunti fattori genetici e ambientali ad oggi non ancora del tutto esplorati. Numerose sono però le evidenze che dimostrano come il microbiota intestinale sia attivamente coinvolto nell’insorgenza e nel decorso di vari stati di alterazione cognitiva e comportamentale, come ad esempio ansia e depressione, attraverso la comunicazione bidirezionale supportata dal cosiddetto asse intestino-cervello.

Per quanto riguarda il disturbo bipolare, i dati oggi disponibili sul ruolo della componente batterica in questo contesto si basano prevalentemente su studi in vivo mentre carenti sono quelli condotti sull’uomo benché questi ultimi abbiano dimostrato ad esempio come la frazione di Faecalibaterium sia diminuita nei pazienti con disordine bipolare rispetto ai sani.

È invece ampiamente accettato come il disturbo bipolare sia associato ad un alto rischio di co-morbilità quali obesità e sindromi metaboliche nonché processi infiammatori e di come a sua volta tutte queste condizioni siano influenzate dal microbiota intestinale.

I ricercatori hanno perciò voluto delineare la composizione del microbiota intestinale in relazione a parametri infiammatori e metabolici in individui con BD.

Sono state inoltre esaminate le possibili differenze in termini di diversità e/o abbondanza relativa di particolari taxa tra pazienti con BD e individui sani di controllo.

Per fare ciò sono stati collezionati campioni fecali ed ematici di 32 soggetti con diagnosi di BD e ospedalizzati in seguito a episodio depressivo (manifestazione classica della malattia) e di 10 controlli sani.

I parametri ematici analizzati hanno incluso marcatori di infiammazione (proteina C reattiva [PCR], interleuchina-6 [IL-6]), lipidi (colesterolo totale, HDL, LDL), di attività metabolica riferita a neurotrasmettitori (triptofano [TRP] e chinurenina [KYN]) e, infine, di stress ossidativo (sostanze reattive dell’acido tiobarbiturico [TBARS] e malondialdeide [MDA]). Oltre a queste informazioni sono stati raccolti dati antropometrici tra i quali l’indice di massa corporea o BMI per determinare l’eventuale obesità.

Ecco dunque i risultati ottenuti dall’analisi del microbiota e dei parametri ematici dei due gruppi.

Disturbo bipolare e alterazioni del microbiota

I dati ottenuti solo dai campioni del gruppo con disturbo bipolare  hanno dimostrato che:

  • La durata dello stato patologico è inversamente correlata al numero di specie batteriche osservate a livello fecale, ovvero ai valori di alpha diversity
  • Non è emersa alcuna correlazione significativa tra diversità batterica (alpha-diversity) e concentrazioni sieriche di PCR, IL-6, lipidi, TRP, KYN, parametri legati allo stress ossidativo e ai livelli depressivi o a quelli antropometrici
  • Soggetti con alti livelli di IL-6 hanno parallelamente presentato elevata abbondanza dell’ordine Lactobacillales, delle famiglie Lactobacillaceae e Streptococcaceae, dei generi Lactobacillus e Streptococcus rispetto a quelli con basse IL-6
  • Alti livelli di colesterolo totale sono risultati associati a elevata presenza di Clostridiaceae mentre basse concentrazioni di LDL a un incremento di Prevotellaceae, genere Prevotellus
  • Soggetti con alti valori di TRP hanno mostrato notevoli differenze relative al genere Lactobacillus e alle famiglie Lactobacillaceae, Coriobacteriaceae e Clostridiaceae rispetto a individui con scarso TRP
  • Il genere Eubacterium è risultato più espresso in soggetti con alti livelli di TBARS mentre scarsi valori di MDA hanno mostrato correlazione con buona abbondanza di Faecalibacterium
  • Individui con alto BMI hanno mostrato maggiore abbondanza del genere Lactobacillus, della famiglia Lactobacillaceae e della classe Bacilli rispetto a soggetti più magri
  • Individui con BD e, simultaneamente, sindrome metabolica hanno presentato maggiori livelli di Coriobacteriaceae

Andando poi a confrontare questi risultati con quelli ottenuti dal gruppo di controllo:

    • Nessuna differenza significativa in termini di alpha- e beta-diversity è emersa tra i due gruppi
  • Nel gruppo BD sono risultati significativamente più abbondanti il phylum Actinobacteria, classe Coriobacteria, ordine Coriobacteriales, famiglia Coriobacteriaceae
  • Nel gruppo di controllo invece, maggiormente espressi sono risultati essere la famiglia Ruminococcaeae e il genere Faecalibacterium

In conclusione, questo studio, uno dei pochi condotti finora in un contesto clinico, pone le basi per ulteriori indagine volte ad approfondire il ruolo e le potenzialità della componente batterica anche in presenza di disturbi bipolari al fine di mettere a punto nuove strategie di cura e prevenzione.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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