La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune caratterizzata dall’assenza della guaina mielinica protettiva attorno alle cellule nervose. Questa patologia può causare debolezza muscolare, cecità e persino la morte. Un nuovo studio ha dimostrato che le molecole infiammatorie presenti nel cervello non sono il principale “colpevole”. Due molecole immunitarie prodotte nell’intestino sembrano invece svolgere un ruolo chiave nello sviluppo della malattia.
I risultati, pubblicati su Science Immunology, potrebbero facilitare lo sviluppo di approcci terapeutici per contrastare le malattie infiammatorie croniche. Diversi studi hanno dimostrato un’associazione tra il microbiota intestinale e la sclerosi multipla, ma al momento il ruolo esatto svolto dai microbi intestinali è ancora poco chiaro.
È noto da tempo che due molecole infiammatorie, denominate IL-17A e IL-17F, sono coinvolte nello sviluppo della sclerosi multipla. Tuttavia, rimane da chiarire se queste molecole siano effettivamente in grado di causare la malattia. Per rispondere a questa domanda, Ari Waisman della Johannes Gutenberg-University di Mainz, in Germania, e i suoi colleghi hanno analizzato un modello murino di SM.
Sclerosi multipla e risposta immunitaria
La mancata espressione di IL-17A o IL-17F riduce i sintomi simili alla sclerosi multipla nei topi e le cellule immunitarie che producono IL-17, note come cellule TH17, isolate da questi topi sono risultate pienamente in grado di indurre la malattia in seguito al loro trasferimento in topi con normale espressione di IL-17.
Tuttavia, queste cellule non hanno causato sintomi simili alla SM quando sono state trasferite in topi privi di IL-17, suggerendo che l’IL-17 prodotta dalle cellule TH17 non è sufficiente per indurre la malattia.
Questi risultati suggeriscono l’esistenza di un altro meccanismo in grado di bloccare lo sviluppo della SM nei topi privi di IL-17.
Quando topi che non esprimono IL-17 e topi di controllo sono stati alloggiati nelle stesse gabbie (processo che consente il trasferimento del microbiota intestinale tra gli animali), i topi mutanti hanno mostrato più sintomi associati alla malattia rispetto alla loro controparte wild-type.
Il ruolo del microbiota intestinale nella sclerosi multipla
Poiché è noto che sia IL-17A sia IL-17F sono correlate alla salute dell’intestino, i ricercatori hanno ipotizzato che la mancata espressione di IL-17 possa aver alterato la composizione del microbiota intestinale, rendendo i topi resistenti allo sviluppo della sclerosi multipla.
In effetti, nei campioni fecali di topi che non esprimono IL-17 sono stati riscontrati cambiamenti nel microbiota rispetto agli animali di controllo. Il trasferimento di batteri intestinali da topi di controllo a topi carenti di IL-17 ha aumentato la suscettibilità dei roditori alla malattia.
Il ripristino dell’espressione di IL-17 nelle cellule del rivestimento intestinale ha avuto effetti simili. I risultati mostrano che l’IL-17 prodotta nell’intestino può influenzare le malattie autoimmuni del sistema nervoso centrale regolando il microbiota intestinale e non innescando direttamente l’infiammazione del cervello.
I risultati potrebbero quindi facilitare lo sviluppo di approcci terapeutici che abbiano come target i pathway di segnalazione di IL-17 per contrastare la sclerosi multipla e altre malattie infiammatorie croniche.