Sebbene il tumore ovarico sia una delle cause più comuni di morte per patologie oncologiche nelle donne, la malattia è difficile da diagnosticare precocemente ed è spesso resistente ai trattamenti.
Un recente studio condotto sui topi ha mostrato che specifici batteri intestinali possono rallentare la progressione di questa forma tumorale.
I risultati, pubblicati su Cell Reports, suggeriscono in particolare un legame tra il microbiota intestinale e la sorveglianza immunitaria antitumorale che potrebbe essere utile per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici.
Microbiota e tumori
Precedenti studi avevano già suggerito un’associazione tra i microbi intestinali e diverse forme tumorali e avevano dimostrato che la somministrazione di determinati batteri intestinali a pazienti oncologici può aumentare il reclutamento di specifiche cellule immunitarie.
Per indagare in particolare la relazione tra il microbiota e il tumore ovarico, i ricercatori guidati da Chaoyang Sun e Gang Chen della Huazhong University of Science and Technology hanno deciso di confrontare i campioni di feci di 40 donne con carcinoma ovarico e altrettante donne con una forma benigna della malattia.
Il ruolo di Akkermansia
Il team ha scoperto che la composizione del microbiota fecale delle donne con carcinoma ovarico differisce da quelle dei controlli.
In particolare, i livelli di batteri Akkermansia sono risultati ridotti nelle pazienti con carcinoma ovarico.
«La perdita del genere Akkermansia nei pazienti con carcinoma ovarico è una delle alterazioni del microbiota intestinale che si verifica durante la progressione della malattia», affermano i ricercatori.
Il trasferimento di microbi intestinali da pazienti con carcinoma ovarico a topi con lo stesso tumore ne ha accelerato lo sviluppo, così come il trattamento con antibiotici prima del trapianto, che ha ridotto l’abbondanza di Akkermansia.
«Questi dati suggeriscono che l’alterazione del microbiota intestinale, in particolare dell’abbondanza di Akkermansia, è strettamente correlata alla progressione del tumore», affermano i ricercatori.
Progressione del tumore
Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che l’aggiunta di batteri Akkermansia al trapianto di microbiota ha rallentato la progressione tumorale, ha ripristinato la funzione di barriera intestinale e ha favorito un aumento dell’attivazione dei linfociti T.
L’integrazione di Akkermansia è risultata anche collegata all’aumento dei livelli dell’acido grasso a catena corta acetato, che a sua volta sono associati a una migliore capacità di specifici linfociti T di uccidere le cellule tumorali.
Conclusioni
«Considerando che la somministrazione di batteri intestinali è una strategia di facile accesso, biologicamente sicura e in grado di facilitare la sorveglianza immunitaria antitumorale, potrebbe essere utile in futuro analizzare le proprietà di Akkermansia o di suoi analoghi in studi clinici sul tumore ovarico in stadio avanzato» concludono i ricercatori.