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Lo stato di salute della madre determina il viroma intestinale del nascituro

La salute della madre influenza il viroma del neonato, con un impatto sulla salute al pari dei batteri. Lo dimostra uno studio su Pediatrics Diabetes.
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Lo stato di salute della madre determina il viroma intestinale del nascituro

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Stato dell’arte
Sia l’esposizione batterica durante il periodo intra-uterino sia la composizione del microbiota durante i primi mesi di vita influenzano la salute dell’individuo a lungo termine. Meno note sono le caratteristiche e le potenzialità del viroma.

Cosa aggiunge questo studio
Mediante l’applicazione della tecnica VirCapSeq-VERT è stata analizzata la componente virale (viroma) presente nelle feci di 25 neonati nati da madri con diabete di tipo 1 (n=11) o sane per valutare l’impatto di tale patologia.

Conclusioni
Il viroma dei due gruppi di neonati presenta caratteristiche significativamente diverse in termini di abbondanza e composizione. L’alto numero di virus patogeni identificati suggerisce inoltre la possibilità di una sottostima dei database finora utilizzati e la necessità di tecniche più avanzate, come quella qui applicata.


Lo stato di salute della madre non influenza solo la componente batterica del nascituro ma, a quanto sembra, anche quella virale (viroma). Quest’ultima, seppur meno espressa e allo stesso tempo numericamente sottostimata dalle tecniche finora utilizzate, sembrerebbe avere un impatto sulla nostra salute al pari dei batteri. Neonati con madri affette da diabete di tipo 1 hanno infatti un viroma significativamente alterato rispetto ai coetanei e caratterizzato da una maggiore espressione di virus potenzialmente patogeni.

È quanto dimostra lo studio di Ki Wook Kim e colleghi della University of New South Wales (Sydney), recentemente pubblicato su Pediatrics Diabetes.

Mentre le interazioni tra la madre e la popolazione batterica del feto sono da tempo studiate, meno note sono quelle con la componente virale, anch’essa parte del microbiota. L’elevata variabilità genetica, oltre che l’abbondanza notevolmente inferiore rispetto ai batteri, rendono la caratterizzazione dei virus molto più complicata. Con le comuni tecniche di analisi (amplificazione, filtrazione ecc.) si arriva spesso a una visione solo parziale della complessità di questo ecosistema. I ricercatori australiani hanno quindi combinato un approccio di metagenomica con il più innovativo e completo VirCapSeq-VERT (virome capture sequencing), esaminando 100 campioni fecali di 25 neonati con madri affette (n=11) o meno da diabete di tipo 1. Dal confronto dei due gruppi nel tempo (alla nascita e a 3, 6, 9, 12 e 15 mesi) sono emersi i seguenti risultati.

Analizzando il totale dei campioni sono stati registrati 26 generi virali. Inoltre, è stato osservato che:

  • il 65% dei campioni era positivo per almeno un virus, il 94% dei quali entro il primo anno di vita
  • norovirus (28% di campioni positivi), enterovirus (26%), parechovirus (14%), anellovirus (11%) e bocaparvovirus (7%) sono i generi più abbondanti; il 31% di questi sono stati registrati in più di un campione
  • il 60% dei bambini ha presentato lo stesso ceppo virale in più di un timepoint
  • la ricchezza virale ha registrato valori significativamente inferiori nei primi mesi di vita rispetto ai timepoint successivi.

Confrontando invece i due gruppi:

  • la positività totale ai virus patogeni è risultata superiore nel gruppo con madri diabetiche (75% vs 59%)
  • è stata osservata un’associazione positiva tra enterovirus, età e l’abitudine al fumo della madre; tra norovirus e stato socioeconomico inferiore; tra anellovirus e un maggior numero di fratelli/sorelle; tra parechovirus, età e presenza di animali domestici
  • per 165 virus è stata rilevata una differenza maggiore di almeno 2 volte nell’abbondanza tra i bambini nati da madri con diabete e quelli nati da madri sane. Il numero dei virus è sceso a 17 quando sono stati considerati solo quelli presenti in almeno 3 campioni
  • bocavirus umano e rotavirus A hanno mostrato abbondanza maggiore nel gruppo con madri diabetiche contrariamente a parecovirus umano, coxsackievirus A6, rhinovirus C e tenovirus, che sono risultati significativamente meno presenti.

In conclusione, dunque, bambini nati da madri diabetiche sembrerebbero essere più predisposti a patologie intestinali virali nel primo anno di vita. Età, condizione economica e familiare sembrerebbero essere ulteriori fattori coinvolti. Infine, l’elevato numero di virus qui identificato, maggiore di quanto finora stimato, sottolinea la necessità non solo di ulteriori studi, ma anche di ottimizzare le tecniche di analisi al fine di ottenere una visione più completa del nostro viroma.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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