Per poter definire uno stato di alterazione è importante conoscere le caratteristiche in condizioni fisiologiche, cosa non sempre facile, soprattutto se ci si riferisce al microbiota. Parlando di urobioma femminile, ossia il complesso di microrganismi colonizzanti la vescica, Lactobacillus sembrerebbe essere il ceppo più diffuso indipendentemente dall’età, Gardnerella quello tra le donne più giovani, Escherichia coli invece tra quelle più mature. L’elevata inter-variabilità richiede però studi longitudinali più approfonditi per una più precisa caratterizzazione.
È quanto si può riassumere dallo studio coordinato da Travis K. Price della Loyola University Chicago (USA), di recente pubblicazione su Obstetrics & Gynaecology.
Definire le caratteristiche dell’urobioma in uno stato di salute è quanto mai importante per poterne riconoscere le alterazioni coinvolte nell’eziopatogenesi di disturbi urinari. Tale aspetto rimane tuttavia ancora poco chiaro. Considerando per esempio l’incontinenza femminile, studi precedenti hanno dimostrato la presenza di un urobioma differente tra donne con questo disturbo e donne sane senza però, anche in questo caso, fornire informazioni su un urobioma di riferimento di condizioni fisiologiche. A tal proposito, i ricercatori americani hanno raccolto e analizzato campioni di urine mediante sequenziamento genico 16S rRNA e EQUC (Expanded Quantitative Urine Culture), incrociandone poi i risultati con questionari sintomatologici (Pelvic Floor Distress Inventory) e dati anagrafici di 224 donne americane senza disturbi urinari in corso o pregressi. Di seguito i principali risultati.
L’età media del campione è di 48 anni, circa la metà delle donne era in pre-menopausa (51%, n=115), la maggior parte erano di razza bianca/caucasica (66%, n=148) e in sovrappeso (BMI media 29,96).
Confrontando poi le due tecniche di analisi dell’urobioma (16S rRNA e EQUC) si è visto che:
- EQUC ha riscontrato batteri in 115 dei campioni raccolti (51%), 16S rRNA in 141 (63%)
- 89 campioni (40%) sono risultati positivi con entrambe le tecniche, 57 (25%) negativi per entrambi, i restanti 78 (35%) positivi a uno dei due.
I campioni, sulla base del ceppo predominante, sono poi stati suddivisi in “urotipi”: per 102 è stato possibile risalire all’urotipo con entrambe le tecniche, per 122 con nessuna delle due. Dei 115 urotipi identificati mediante EQUC, si è dimostrato che:
- l’urotipo Lactobacillus è quello più comune (n=42), seguito da Streptococcus (n=21), Gardnerella (n=12) ed Escherichia coli (n=8). A questi si aggiunge l’urotipo “altro” in quanto caratterizzato da ceppi secondari (n=19), e“misto” se il ceppo più espresso non raggiunge il 50% della popolazione totale (n=13)
- l’urotipo Gardnerella è risultato più comune tra donne giovani (età media 36 anni), sovrappeso (BMI 33,44) e generalmente senza gravidanze pregresse
- Escherichia coli si è invece mostrato più diffuso tra donne mature (età media 60 anni), in post-menopausa, con scarsa attività sessuale
- l’urotipo misto si è riscontrato soprattutto in donne di colore/africane (6/13, 46%)
- i campioni (n=109) non ricondotti ad alcun urotipo appartenevano invece a donne con BMI inferiore (28,94).
Risultati simili sono stati ottenuti anche con il metodo 16S rRNA.
A prescindere delle caratteristiche demografiche e di attività sessuale, quindi, Lactobacillus sembrerebbe essere l’urotipo predominante in un microbiota fisiologico. Interessante inoltre notare sia come Gardnerella ed Escherichia coli siano relazionati a entrambe le variabili, sia come possano essere fisiologicamente presenti in loco senza sviluppare stati di alterazione, quali vaginosi, come dimostrato da studi precedenti. Al fine di validare, nonché approfondire, tali risultati sono tuttavia necessari ulteriori studi longitudinali.