Secondo uno studio condotto sui topi, i batteri che vivono nell’intestino potrebbero potenziare l’attività delle cellule immunitarie. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Immunity, sono in linea con le ricerche precedenti che hanno scoperto legami tra i microbi intestinali e le cellule immunitarie.
Tuttavia, si sa poco degli esatti segnali microbici che attivano il sistema immunitario e per questo Annabell Bachem, dell’Università di Melbourne, in Australia, e i suoi colleghi hanno deciso di indagare se il microbiota intestinale e i metaboliti da esso derivati, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), possano influenzare la capacità delle cellule immunitarie killer di differenziarsi nelle cellule immunitarie della memoria.
Stimolare le cellule della memoria immunitaria
Per valutare se le cellule T CD8 + attivate richiedano segnali derivati dal microbiota per dare origine a cellule della memoria, il team ha trasferito le cellule immunitarie attivate in topi privi di germi patogeni e in topi privi di germi specifici. Nei topi liberi da germi, che mancano completamente del microbiota, le cellule killer non sono riuscite a dare origine alle cellule della memoria.
Poiché i microbi intestinali producono molti metaboliti che influenzano e regolano la fisiologia dell’ospite, i ricercatori hanno testato se l’aumento dei livelli di SCFA nei topi possa migliorare la capacità di memoria delle cellule T CD8 + attivate. Per fare ciò, hanno alimentato i topi con una dieta ricca di fibre, con un aumento di 100 volte dei livelli di butirrato circolante.
L’aumento dei livelli di SCFA come il butirrato ha potenziato la capacità delle cellule killer di sopravvivere e di formare cellule della memoria.
Il metabolismo conta
Per esplorare come gli SCFA influenzano l’attività delle cellule immunitarie, i ricercatori hanno esposto cellule T CD8 + attivate a diversi SCFA. I metaboliti derivati dal microbiota hanno promosso la differenziazione delle cellule immunitarie attivate modificando il metabolismo delle cellule.
In particolare, gli SCFA hanno aiutato le cellule immunitarie killer a fare meno affidamento sugli zuccheri e a bruciare, invece, i grassi. Questo interruttore è fondamentale per la loro sopravvivenza a lungo termine, in quanto le cellule che si basano solo sulla combustione del glucosio non riescono a sopravvivere, secondo gli scienziati.
Sebbene una dieta ricca di fibre abbia un effetto drammatico sull’attività delle cellule immunitarie mediata dal microbiota, non è chiaro se solo il microbiota intestinale sia in grado di influenzare la sopravvivenza delle cellule della memoria o se anche il microbiota di altri siti del corpo, come la pelle e i polmoni, possa avere un ruolo.
I ricercatori sperano che il loro studio conduca alla creazione di nuovi farmaci che migliorano l’efficacia dell’immunoterapia del cancro, un tipo di trattamento che mira a rafforzare il sistema immunitario del corpo per combattere i tumori.
Traduzione dall’inglese a cura della redazione