La dieta della madre impatta sul neonato: l’introito di carboidrati (glucosio o galattosio) o la fonte di macronutrienti (carboidrati o grasso) della madre durante l’allattamento sono correlati con la produzione di oligosaccaridi del latte, influenzando di conseguenza anche la componente batterica (microbiota intestinale) del neonato, principale utilizzatrice di questi nutrienti.
Lo dimostra lo studio di Maxim D. Seferovic e colleghi del Baylor College of Medicine and Texas Children’s Hospital, di recente pubblicazione su Scientific Reports.
L’importanza dell’allattamento al seno
Per la completezza nutrizionale e funzionale del latte materno, l’allattamento al seno è senza dubbio l’alimentazione neonatale consigliata.
Una dieta sbagliata da parte della madre (ad alto contenuto di grassi ad esempio) può diminuire tuttavia i benefici e/o essere causa di disturbi gastrointestinali e metabolici del nuovo nato correlabili a disbiosi.
L’ipotesi più probabile è una modifica del mezzo di interazione con il neonato, del latte quindi. In che modo questo avvenga rimane però da chiarire. Tra le ipotesi troviamo un coinvolgimento del microbiota del latte, considerando il presunto ruolo nel contribuire (almeno in parte) alla colonizzazione e maturazione della componente microbica del bambino.
Con lo scopo di approfondire queste dinamiche, i ricercatori si sono concentrati su una delle componenti principali del latte materno, gli oligosaccaridi, e sulla loro interazione con la dieta della madre e il microbioma del latte.
Oligosaccaridi del latte materno e dieta
Per farlo, 7 donne in allattamento sono state assegnate a ricevere una dieta con glucosio o galattosio (e viceversa) come sole fonti di carboidrati (gruppo Glu/Gal).
Altrettante sono state assegnate a un regime a elevato contenuto di carboidrati in generale o ricca in grassi (gruppo Carb/Fat). La raccolta di campioni di latte è stata quindi condotta a 30 o 57 ore per il gruppo Glu/Gal e a 5-8 giorni per il corrispettivo (Carb/Fat) e il regime è stato scambiato all’interno dello stesso gruppo (studio cross over) dopo un periodo di wash-out (1-2 settimane) durante il quale sono ritornate alla loro dieta abituale. Di seguito i principali risultati.
Come preventivato, la dieta della madre ha mostrato di influenzare significativamente la concentrazione degli oligosaccaridi del latte (HMO). Nel dettaglio:
- più del 70% degli HMO hanno mostrato di essere fucosilati (cioè coniugati allo zucchero fucosio che li rende molecole neutre) o sialilati (coniugati ad acido sialico, molecole acide)
- nel gruppo Glu/Gal la concentrazione totale di HMO si è mostrata ridotta nel periodo con glucosio rispetto al galattosio. Nessuna differenza significativa in relazione ai singoli fucosilati
- determinati HMO hanno mostrato un incremento del 50% con galattosio e del 30% con la dieta ad alto contenuto di grassi, stabili invece gli altri
- nel gruppo Carb/Fat la concentrazione totale di HMO sialilati si è ridotta con il regime ricco di grassi rispetto alla controparte a carboidrati sebbene tale differenza sia stata osservata significativa solo per il profilo totale.
Così cambia il microbiota del latte
Non solo. In parte alterato è risultato anche il profilo metagenomico funzionale del microbioma del latte. Vediamo più nel dettaglio:
- Staphylococcus e Streptococcus spp., inclusi Staphylococcus aureus e Streptococcus mitis, sono risultati dominare la comunità batterica del latte seguiti a distanza da Bifidobacterium e Lactobacillus spp.
- la composizione tassonomica ha mostrato minimi cambiamenti in base alla dieta con sostanziale analogia sia di alpha- sia beta-diversity
- l’abbondanza di determinati metaboliti ha però dimostrato differenza significativa in entrambi i gruppi in base alla dieta. Primariamente coinvolti sono risultati essere i pathway di biosintesi degli amminoacidi essenziali triptofano e istidina.
HMO correlati ai batteri
La concentrazione di HMO ha poi dimostrato una correlazione anche con la composizione del microbioma del latte materno.
- nel gruppo Glu/Gal la quota di HMO-fucosilati è risultata associata alla fucosidasi batterica e ai ceppi produttori tra i quali, inaspettatamente, Streptococcus spp. (Streptococcus mitis, Streptococcus pneumoniae, e Streptococcus oralis) mostrando poi un incremento nel periodo con galattosio. Nessuna associazione si è invece registrata tra HMO-sialilati e i geni per il relativo enzima batterico (sialidasi) suggerendo come la componente fucosilata sia maggiormente connessa con il microbioma considerandone la maggiore espressione nel latte umano
- nella controparte a Carb/Fat non è stata invece osservata nessuna associazione significativa né con HMO-fucosilati né sialilati probabilmente a causa di una ridotta presenza di batteri con geni coinvolti nel loro metabolismo.
Conclusioni
Variando l’indice glicemico (glucosio vs galattosio) o la fonte di energia (carboidrati vs grassi) si influenza quindi la composizione degli oligosaccaridi del latte materno e, di riflesso, di ceppi batterici coinvolti nel loro metabolismo.
Streptocuccus spp. in particolare, hanno mostrato di essere coinvolti nel metabolismo della variante HMO-fucosilati e di conseguenza di beneficiare del loro apporto per la loro proliferazione.
Il microbioma del latte è tutt’altro che stabile quindi. Importante è perciò considerare le dinamiche e i possibili fattori che ne influenzano le caratteristiche, la dieta della madre in questo caso, al fine di salvaguardare a valle la salute del neonato nutrendolo con un appropriato corredo nutrizionale e batterico.