Il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) è la causa di una delle epidemie più mortali e persistenti del mondo. Di recente è stato condotto un piccolo studio pilota, secondo cui il trapianto fecale potrebbe essere utilizzato come strategia non invasiva e sicura per manipolare il microbiota intestinale, la cui alterazione è stata collegata a un’infiammazione persistente durante l’infezione da HIV.
Lo studio, pubblicato su Nature Communications, incoraggia lo svolgimento di ulteriori ricerche in questo campo attraverso studi più ampi in cui la dose di trapianto di microbiota fecale (FMT) viene aumentata nel tempo.
Aids: problemi immunitari ancora da risolvere
È già stato dimostrato che l’infezione da HIV indebolisce il sistema immunitario, portando a un’infiammazione cronica, e che il microbiota intestinale influenza la suscettibilità all’infezione da HIV, l’infiammazione a lungo termine e l’efficacia del vaccino contro l’HIV.
Per questi motivi, l’alterazione del microbiota intestinale viene utilizzata come strategia per migliorare i risultati clinici nei pazienti con HIV. Sebbene l’uso di prebiotici e integratori di probiotici sia stato valutato in diversi studi, al momento non ci sono dati incoraggianti.
«In questo studio abbiamo ipotizzato che il trapianto fecale ripetuto utilizzando feci capsulizzate potrebbe essere più efficace dei precedenti interventi nutrizionali volti a modellare il microbiota e a migliorare i marcatori sistemici di infiammazione in persone con HIV», affermano gli autori della ricerca, guidati da Sergio Serrano-Villar dell’Hospital Universitario Ramon y Cajal di Madrid.
Studio pilota su 30 pazienti
Nel 2017, i ricercatori hanno reclutato 30 persone con HIV che erano in trattamento con farmaci antiretrovirali: un gruppo ha ricevuto otto cicli di FMT orale e un altro gruppo ha ricevuto placebo. Dei sei individui che avevano ricevuto un trattamento antibiotico nelle 14 settimane prima del trattamento, tre erano nel gruppo che aveva ricevuto il trapianto.
Il team ha seguito i partecipanti allo studio per 48 settimane. Non sono stati osservati eventi avversi gravi. Cinque persone trattate con FMT hanno riportato lieve distensione addominale, flatulenza e diarrea. Solo una persona nel gruppo placebo ha riportato flatulenza.
Il trapianto fecale ha provocato cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale, con batteri appartenenti alle famiglie Ruminococcaceae e Lachnospiraceae che sono aumentati nel tempo.
Queste famiglie batteriche sono tipicamente ridotte nelle persone con HIV. I ricercatori hanno anche osservato un lieve e transitorio attecchimento del microbiota del donatore, specialmente nei riceventi che erano stati trattati con antibiotici prima dell’FMT.
Nelle persone che hanno ricevuto il trapianto di microbiota, gli studiosi hanno riscontrato cambiamenti nei livelli delle cellule immunitarie che combattono malattie e infezioni, nonché nei marcatori infiammatori.
Hiv, l’importanza di modulare il microbiota
«Abbiamo scoperto che è possibile indurre cambiamenti duraturi sul microbiota intestinale attraverso un intervento mirato all’ecologia microbica intestinale», affermano i ricercatori.
Sebbene lo studio abbia valutato solo un piccolo numero di individui, uno dei suoi principali punti di forza è l’inclusione di un gruppo placebo, che ha permesso ai ricercatori di determinare se i cambiamenti nel gruppo FMT fossero dovuti a variazioni casuali nella composizione microbica intestinale o se fossero causati dai ripetuti trapianti fecali.
«Il nostro studio supporta l’estensione di questo intervento a studi controllati più ampi, possibilmente utilizzando un trattamento di precondizionamento antibiotico e aumentando la dose totale di FMT somministrata nel tempo», concludono i ricercatori.