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Cosmetici: ecco come modificano il microbiota cutaneo

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Cosmetici: ecco come modificano il microbiota cutaneo

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L’uso di prodotti cosmetici modifica l’espressione batterica del microbioma cutaneo indipendentemente dallo stato iniziale di idratazione.  

È quanto emerge da uno studio pilota condotto da Hyo Jung Lee e colleghi della Chung-Ang University di Seoul, di recente pubblicazione in MicrobiologyOpen.  

La pelle, oltre a essere l’organo più vasto del nostro corpo, è anche una linea di difesa fondamentale contro infezioni esterne o sostanze tossiche. Alleato importante è il microbioma che la caratterizza il quale ha più volte dimostrato capacità sia nel modulare la risposta immunitaria sia nell’inibire la colonizzazione di patogeni nonostante parametri chimico-fisici come pH, contenuto di sebo, razza, antibiotici, stile di vita e alimentazione possano alterarne la funzionalità.

Anche il livello di idratazione cutaneo sembrerebbe esser coinvolto nel determinare modifiche nell’espressione batterica oltre che nel grado di integrità della barriera cutanea comportando l’insorgenza, più o meno marcata, dei cosiddetti “segni dell’età” come rughe, desquamazione o ruvidità. Sebbene l’idratazione rientri su più fronti, almeno fino a questo studio, non è stata ancora indagata né la relazione specifica tra comunità batterica e stato di idratazione della cute facciale né gli eventuali effetti di un trattamento cosmetico sul microbiota locale.

Lo studio sui cosmetici e l’idratazione cutanea

A questo proposito, i ricercatori coreani hanno coinvolto 30 donne suddividendole nel gruppo “bassa idratazione” o LHG (n=14) e in quello “alta idratazione” o HHG (n=16) in base a parametri predeterminati e relativi solo al volto. Test di misurazione del grado di idratazione, perdita di acqua trans-epidermica (TEWL) e rugosità sono stati condotti al baseline e successivamente a 2 e 4 settimane durante le quali, entrambi i gruppi, sono stati sottoposti a trattamento cosmetico pro-idratante a base di lozioni, essenze e creme.

Sono state inoltre condotte analisi per determinare eventuali alterazioni di composizione e di espressione batterica prima e dopo l’applicazione dei prodotti.

Al termine delle 4 settimane i livelli di idratazione sono cresciuti significativamente e gradualmente in entrambi in gruppi rispetto ai valori iniziali mentre la TEWL ha registrato un generale decremento.

La rugosità si è dimostrata indipendente dallo stato di idratazione di base mostrando un leggero miglioramento per tutte le donne arruolate. Dopo l’applicazione cosmetica quindi l’idratazione e la TEWL non sono risultate diverse in modo statisticamente significativo tra il gruppo LHG e HHG sebbene lo fossero al baseline.  

L’aumento complessivo, e quindi indipendente dall’idratazione iniziale, dell’indice di Shannon-Weaver per la biodiversità e di quello di Chao per la ricchezza di espressione batterica, dimostra come l’uso di prodotti cosmetici migliori la differenziazione microbiologica in generale. Andamento analogo è stato registrato dal valore Bray-Curtis per la misurazione della differenza nella composizione batterica tra i singoli campioni. Infatti, la diversità microbiologica riscontrata in partenza, dove il gruppo LHG ha mostrato i valori più alti, è stata annullata dopo le 4 settimane.

È stato quindi approfondito l’effetto dei cosmetici sull’espressione batterica. Al reclutamento, i phyla predominanti sono risultati Actinobacteria, Proteobacteria, Firmicutes e Bacteroidetes tra i quali i generi principali sono stati Propionibacterium e Corynebacterium per Actinobacteria, Ralstonia, Burkholderia, Cupriavidus e Pelomonas per Proteobacteria e Staphylococcus per Firmicutes.

Nonostante queste linee siano state evidenziate in tutti i campioni, la variabilità interpersonale del microbioma cutaneo è estremamente elevata.

Prima dell’applicazione cosmetica, gli Actinobacteria erano maggiormente espressi nel gruppo HHG mentre Proteobacteria nei soggetti LHG.

Dopo il trattamento, l’abbondanza relativa di Actinobacteria si è complessivamente ridotta anche se in maniera più marcata proprio nel gruppo HHG mentre, al contrario, i Proteobacteria sono complessivamente aumentati. L’uso di cosmetici quindi non ha permesso una differenziazione batterica significativa tra i due gruppi nonostante abbia influito sull’espressione iniziale. Firmicutes e Bacteroidetes non hanno invece mostrato alterazioni né tra i due gruppi né rispetto al baseline.

I ricercatori sono quindi passati ad analizzare eventuali riarrangiamenti batterici a livello di genere. Nel pretrattamento differenze sostanziali tra i due gruppi sono emerse solamente per Propionibacterium che, nonostante si sia dimostrato inizialmente molto più espresso nel gruppo HHG, al termine dello studio ha registrato un sostanziale decremento, soprattutto in quel gruppo. Analogo andamento è stato mostrato dai generi Staphylococcus e Corynebacterium.

In base a questi dati, confermati da studi precedenti, l’applicazione di prodotti cosmetici ha quindi riportato un generale aumento di idratazione e una diminuzione di TEWL e del grado di rugosità indipendentemente dai livelli di idratazione iniziali. Anche la diversità batterica risulta incrementata, probabilmente grazie alla proliferazione di specie minori che sembrerebbero in grado di sfruttare attivamente i componenti delle formulazioni cosmetiche. Tra queste, l’esempio migliore proviene dai batteri del genere Ralstonia i quali, aumentando in maniera eguale in tutti i soggetti, sono in grado di metabolizzare le basi oleose nonostante le loro proprietà fisiologiche e funzionali non siano state ancora del tutto approfondite.

Di contro, l’uso di cosmetici ha indotto una riduzione di Propionibacterium, P. acne incluso, fornendo quindi un possibile aiuto nell’evitare l’insorgenza di infezioni correlate.

Sulla base di questi dati quindi i cosmetici sono risultati in grado di alterare il grado di espressione batterica del microbioma cutaneo, ma non di modificarne la tipologia. Ulteriori studi sono quindi necessari per approfondire l’impatto che non solo prodotti cosmetici ma anche fattori ambientali e/o climatici hanno nei confronti del microbioma cutaneo del volto.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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