Cerca
Close this search box.

HPV: studio indaga il ruolo del microbioma placentare, cervicale e orale

L’infezione da HPV sarebbe associata a un alterato microbioma a livello di placenta, cervice uterina e bocca. Ecco quanto dimostra uno studio preliminare finlandese.
CONDIVIDI →

HPV: studio indaga il ruolo del microbioma placentare, cervicale e orale

CONDIVIDI →

In questo articolo

L’infezione da papilloma virus umano, o HPV, è associata a un alterato microbioma a livello di placenta, cervice uterina e boccaÈ quanto dimostra lo studio preliminare condotto da Heidi Tuominen e colleghi dell’Università di Turku, in Finlandia, recentemente pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

L’infezione da HPV rappresenta una delle principali cause di carcinoma nelle regioni genitali, anali e orofaringee e, fino a poco tempo fa, si pensava che la sua trasmissione avvenisse esclusivamente per via sessuale.

Invece, recentemente è stato scoperto come possa essere trasmesso anche verticalmente ovvero dalla madre al neonato attraverso la placenta. È stato inoltre visto in diverse occasioni, come le donne positive a HPV abbiano complessivamente una ricchezza batterica maggiore a livello cervico-vaginale e come quelle soggette a vaginosi batterica siano più predisposte a contrarre l’infezione.  Le conoscenze relative alle possibili interazioni tra infezione da HPV e microbiota e al loro impatto sulla nostra salute sono però ancora da considerarsi molto agli inizi.

Leggi anche: Ginecologia: perché è importante studiare il microbioma e i probiotici

A tal proposito, i ricercatori hanno voluto valutare se la presenza di HPV abbia o meno un’influenza nella comunità batterica di placenta, cervice uterina e bocca. Che l’ambiente intrauterino e quindi anche la placenta sia o meno un ambiente sterile è infatti tutt’ora oggetto di accese discussioni considerando come i risultati degli studi siano spesso in contrasto tra loro o poco affidabili.

Per fare ciò sono stati considerati campioni di un totale di 39 donne, negative o positive a HPV in almeno uno dei siti considerati.  Ecco dunque i principali risultati ottenuti.

Incidenza di HPV

La presenza di HPV è stata riscontrata rispettivamente nel 33% dei campioni placentari, nel 23% di quelli collezionati a livello di cervice e nel 36% di quelli orali. Tra tutti, l’isoforma HPV16 è risultata la più frequente essendo stata rilevata in tutti i campioni positivi. Alcune pazienti hanno inoltre mostrato positività all’infezione in più di un sito anatomico.

Microbiota della placenta e HPV

Considerando come limite di analisi una lettura batterica di almeno 1000, solo 19 campioni di placenta su 39 sono stati inclusi. Le caratteristiche emerse sono le seguenti:

  • A livello di phylum, rispettivamente in donne negative e positive a HPV troviamo: Firmicutes (58.3% vs. 66.6%) Proteobacteria (21.1% vs. 15.7%), Actinobacteria (13.8% vs 10.0%) Bacteroidetes (6.5% vs. 6.1%);
  • A livello di famiglia, i gruppi complessivamente dominanti troviamo: Staphylococcaceae (22.5% vs 29.1%), Enterococacceae (15.6% vs 13.8%), Veillonellaceae (8.8% vs 7.4%), Corynebacteriaceae (6.3% vs 0.8%) e Moraxellaceae (6.1% vs 0.1%) rispettivamente in campioni HPV negativi e positivi;
  • A livello di genere maggiormente espressi sono Staphylococcus (22.9% vs 29.5%), Enterococcaceae non classificato (15.6% vs 13.7%), Corynebacterium (6.3% vs 0.1%) e Acinetobacter (6.0% vs 0.1%) rispettivamente in campioni HPV negativi e positivi;
  • Nessuna differenza considerevole è emersa in termini di ricchezza e diversità batterica tra i due gruppi. Tuttavia, un’abbondanza leggermente maggiore di Lactobacillaceae, (genere Lactobacillus) e Ureaplasma è stata osservata nei campioni HPV positivi mentre L. iners è risultato più espresso nell’altro gruppo;
  • Staphylococcus e Lachnospira sono risultati più presenti nei campioni positivi ad HPV ma infettati da una forma meno aggressiva del virus e per questo definiti a basso rischio;
  • Lactobacillus e Ureaplasma sono invece stati riscontrati tra i campioni HPV positivi ma con isoforme più ad alto rischio;

Microbiota della cervice e HPV

  • A livello di phylum troviamo: Firmicutes (91.0% vs. 90.7%), Actinobacteria (7.3% vs. 5.1%), Fusobacteria (1.2% vs. 0.1%), Bacteroidetes (0.2% vs. 3.3%) rispettivamente in donne negative e positive a HPV;
  • A livello di famiglia il gruppo più abbondante è rappresentato da Lactobacillaceae (89.7% vs. 86.8%) rispettivamente in campioni HPV negativi e positivi. Nei campioni positivi ad HPV si è inoltre osservato un particolare, seppur non significativo statisticamente, incremento rispetto alla controparte si L. crispatus, L. jensenii e della famiglia Coriobacteriaceae. In campioni negativi ad HPV invece più espressi sono risultati essere i gruppi L. iners, L. reuteri e le famiglie Peptostreptococcaceae ed Enterococcaceae;
  • A livello di genere, Lactobacillus è risultato essere il dominante in entrambi i gruppi (89.7% in HPV negativi e 86.7% in HPV positivi) mentre un ceppo non classificato di Coriobacteriaceae si è dimostrato più presente nei campioni HPV positivi, Haemophilus e Peptostreptococcus in quelli negativi;
  • Nessuna differenza statisticamente significativa è emersa in termini di ricchezza e diversità batterica tra i due gruppi.

Microbiota orale e HPV

  • A livello di phylum troviamo: Firmicutes (48.9% vs. 53.5%), Proteobacteria (24.6% vs. 18.6%), Actinobacteria (12.5% vs. 11.8%), Bacteroides (8.7% vs. 10.6%), Fusobacteria (3.8% vs. 4.5%) e TM7 (0.6% vs. 1.0%) rispettivamente in campioni HPV negativi e positivi;
  • A livello di famiglia le più abbondanti sono risultate essere Streptococcaceae, Pasteurellaceae, Veillonellaceae, Micrococcaceae, Prevotellaceae, Neisseriaceae, Gemellaceae e Fusobacteriaceae;
  • A livello di genere Streptococcus, Haemophilus, Veillonella, Prevotella, un non classificato Gemellaceae, Fusobacterium e Actinomyces hanno mostrato la maggiore espressione in entrambi i gruppi sebbene un altro genere non calssificato di Bifidobacteriaceae e Finegoldia siano risultati più presenti nei campioni HPV positivi mentre Haemophilus in quelli negativi;
  • Nel complesso i campioni HPV positivi hanno presentato maggiore ricchezza batterica mentre nessuna differenza considerevole è emersa in termini di diversità batterica tra i due gruppi.

In conclusione, possiamo dunque affermare che:

  • HPV è stato riscontrato nel 33% dei campioni di placenta, nel 23% di quelli provenienti dalla cervice e nel 36% di quelli orali;
  • L’infezione da HPV è associata a una maggior ricchezza batterica solo nei campioni della mucosa orale mentre nei restanti non sembra influenzare la composizione complessiva del microbioma locale;
  • L’infezione da HPV è associata a una maggiore presenza di Lactobacillaceae e Ureaplasma a livello di placenta, di Haemophilus e Peptostreptococcus nella cervice e Selenomonas spp. nella bocca.

A detta degli stessi autori, questi dati sono però in attesa di ulteriori conferme attraverso ulteriori e più ampi studi per andare inoltre a determinare se i cambiamenti batterici qui osservati siano fattori predisponenti o semplici conseguenze dell’infezione stessa.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

Potrebbe interessarti

Oppure effettua il login