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Microbiota cervico vaginale: studio conferma correlazione con il parto pretermine

Donne con esperienza di parto pretermine presentano alterazioni nel microbioma cervico vaginale e nella risposta immunitaria locale.
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Microbiota cervico vaginale: studio conferma correlazione con il parto pretermine

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Stato dell’arte
Nonostante al parto pretermine siano collegate la maggior parte delle patologie e morti neonatali, le sue cause sono ancora in parte da chiarire.

Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio ha permesso il confronto del microbioma cervico vaginale e della risposta immunitaria di 107 donne con parto a termine vs 432 pre-termine. Ulteriori analisi di sottogruppo sono state poi condotte comparando le caratteristiche di donne afro-americane vs il resto delle donne.

Conclusioni
Date le differenze emerse tra i due gruppi (parto a termine vs prematuro), il monitoraggio della componente batterica cervico vaginale e della risposta immunitaria locale potrebbe rappresentare una strategia d’intervento alternativa per ridurre l’incidenza dei parti pre-termine e delle conseguenti morti neonatali.


Donne con gravidanze a termine e donne con esperienza di parto pretermine presentano alterazioni nella composizione del microbioma cervico vaginale e nella risposta immunitaria locale, in particolare per quanto riguarda i livelli di beta-defensina 2. Non solo, si nota una differenza ancora più marcata se le analisi vengono condotte in base  all’etnia, paragonando le donne afro-americane africane con le altre. Monitorare questi parametri durante la gravidanza potrebbe essere perciò una strategia efficace per la prevenzione del parto pre-termine.

Lo conclude lo studio coordinato da Michal A. Elovitz della University of Pennsylvania, e pubblicato su Nature Communications.

Il parto pretermine, definito tale quando la nascita avviene prima della 37° settimana di gestazione, è la principale causa di morte tra i neonati e i bambini fino ai cinque anni e,  nei restanti casi, comporta un aumento del rischio dei disordini neuro-comportamentali durante la crescita. Il 65-75% di questi parti è spontaneo (sPPT) e si verifica soprattutto in donne di etnia africana. Nonostante la sua (relativamente) alta incidenza, nonché pericolosità nel breve e lungo termine, le cause di questo evento non sono ancora del tutto chiare.

A tal proposito, i ricercatori americani hanno seguito complessivamente una coorte di 2.000 gestanti confrontando poi nello specifico le caratteristiche del microbioma e della risposta immunitaria locale di 107 donne che hanno portato a termine la gravidanza e 432 con esperienza di parto pretermine (rapporto 1:4). Le donne afro-americane (AA) rappresentavano il 74.5% del totale. I campioni cervico vaginali e i parametri antropometrici e immunitari sono stati collezionati rispettivamente tra la 16° e 20° settimana di gestazione (visita 1), tra la 20° e la 24° (visita 2) e tra la 24° e 28° (visita 3). Ecco i principali risultati.

Microbioma e parto pretermine spontaneo

Dall’analisi dei campioni di microbioma cervico vaginale sono state identificate sei principali comunità batteriche (CST o community state type), quattro dominate rispettivamente o da Lactobacillus crispatus (CST I), L. gasseri (CST II), L. iners (CST III) o da L. jensenii (CST V), e due (CST IV-A e CST IV-B) da specie anaerobie facoltative.

La frequenza di queste sei CST si è inoltre mostrata significativamente differente tra le donne afro-americane (AA) rispetto a tutte le altre (non-AA). Nel dettaglio:

  • alla prima visita, il 20% e il 45% del gruppo AA rientrava in CST I o CSTIVA/IVB rispettivamente vs il 50% e circa il 15% delle non-AA, divario confermato anche alle visite successive
  • la frequenza di CST III è risultata maggiore tra le AA alla terza visita, quella di CST V invece inferiore rispetto alla controparte

Considerando poi tutte le donne, AA e non-AA, alla prima visita la CST IV-B si è dimostrata caratterizzante per le donne con parto pretermine spontaneo (sPPT). Interessante inoltre notare come l’associazione tra CST IV-B e sPPT sia stata riscontrata anche in seconda e terza visita solo per il gruppo non-AA. Sempre in questo gruppo, la più alta frequenza di CST V è risultata correlata con gravidanza a termine, contrariamente alla controparte.

Taxa batterici associati a parto pre-termine spontaneo

Dato che all’interno di una stessa comunità batterica l’abbondanza relativa o la presenza di determinati taxa può variare, i ricercatori hanno esaminato l’eventuale associazione tra specifici ceppi batterici e l’aumentato rischio di sPPT. Per farlo è stato applicato un approccio Bayesiano non parametrico che ha permesso di identificare sette taxa batterici associati significativamente a un maggior rischio di sPPT:

  • complessivamente l’associazione più forte è emersa tra Mobiluncus curtsii/mulieris e Sneathia sanguinegens con M. curtsii/mulieris, gAtopibium e gMegasphera
  • considerando solo il gruppo AA l’associazione predisponente sPPT più forte è rappresentata da Mobiluncus curtsii/mulieris e Mageebacillus indolicus
  • tra le donne non-AA buona correlazione è stata invece dimostrata tra L. iners e Atopobium vaginae
  • l’elevata abbondanza relativa di Mobiluncus curtsii/mulieris, M. indolicus e Sneathia sanguinegens ha fatto registrare valori di hazard ratio rispetto a sPPT da 1.38 a 1.96. Limitando le analisi al gruppo AA tali valori aumentano a 1.44 e 3.13

Oltre all’abbondanza relativa dei sei taxa identificati come potenzialmente responsabili del parto pretermine spontaneo, è stata calcolata anche quella assoluta.

  • la crescita batterica totale dopo la 24° settimana di gestazione è significativamente inferiore nelle donne con parto pretermine rispetto a quelle con gravidanza a termine per le quali rimane invece elevata
  • un’abbondanza assoluta elevata di M. curtsii/mulieris rimane associata significativamente con un aumentato rischio di sPPT se considerate tutte le visite e tutti i soggetti, solo il gruppo AA o le donne con microbiota appartenente a CST IV-B

Lactobacillus spp. e rischio di sPPT

La presenza di Lactobacillus spp. è generalmente associata a uno stato di benessere dell’individuo. Che cosa succede nel caso dei parti pre-termine?

Anche in questo caso sembrerebbero avere un effetto positivo nel ridurre il rischio anche in presenza di taxa predisponenti. Infatti, il rischio associato a M. curtsii/mulieris rimane elevato quando l’abbondanza relativa di Lactobacillus spp. è particolarmente scarsa mentre viene del tutto eliminato quando queste specie aumentano.

Rischio di sPPT e risposta immunitaria

L’attenzione dei ricercatori è quindi passata alla risposta immunitaria locale, e ai valori di beta-defensina 2 in particolare, al fine di determinare, anche in questo caso, una possibile correlazione con il rischio di sPPT. Beta-defensina 2 è infatti un peptide anti-microbico che, nel tratto genitale, può essere costitutivamente espresso o essere indotto da infezione batterica.

  • donne con esperienza di sPPT hanno presentato i livelli più bassi di beta-defensina 2. Tale associazione si è tuttavia dimostrata significativa solo per il gruppo AA e non per quello non-AA
  • donne non-AA con parto a termine hanno registrato valori inferiori di beta-defensina 2 rispetto alle AA pre-termine
  • considerando solo il gruppo AA, i valori più bassi di beta-defensina 2 sono corrisposti a CST III/IV-A/V
  • nel gruppo AA, stratificando in quartili i livelli di beta-defensina 2, il rischio di sPPT associato alla presenza di M. curtsii/mulieris, Sneathia sanguinegens e M. indolicus aumenta nel primo quartile, diminuisce invece nel quarto

Interazione tra modulatori del rischio e sPPT

Infine, è stata valutata l’eventuale correlazione tra il rischio di sPPT, i modulatori individuati (livelli di beta-defensina 2 e abbondanza relativa di Lactobacillus spp.), M. curtsii/mulieris e le diverse CST.

  • nel gruppo AA, il rischio di sPPT è alto anche in presenza di Lactobacillus spp. quando i valori di beta-defensina 2 sono bassi, Di contro, il rischio diminuisce con elevata espressione di Lactobacillus spp. accompagnata da alti livelli di beta-defensina 2
  • valori di beta-defensina 2 all’interno del secondo terzile non riducono il rischio di sPTT con un microbioma caratterizzato da CSTIV-A/B, cosa che avviene invece con una buona espressione di Lactobacillus spp.

In conclusione, dunque, data la differente espressione batterica e immunitaria delle donne con gravidanza a termine vs pretermine, la combinazione di strategie d’intervento basate sulla manipolazione del microbioma cervico vaginale e della risposta immunitaria potrebbero rappresentare, alla luce di ulteriori studi, valide alternative terapeutiche nella prevenzione del parto pretermine.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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