La presenza di Staphylococcus aureus nella cute e nel naso di bambini in età pediatrica aggrava lo stato di eczema stimolando la risposta immunitaria correlata alla risposta allergica. Vengono infatti stimolate le IgE e, indipendentemente dalla gravità dell’eczema, si ha un’inibizione della tolleranza orale da arachidi e un ritardo nella risoluzione dell’allergia alle uova.
È quanto conclude lo studio condotto da Olympia Tsilochristou e colleghi del King’s College di Londra, di recente pubblicazione su Journal of Allergy and Clinical Immunology.
Lo S. aureus, producendo l’enterotossina B, è risultato implicato in svariate condizioni patologiche quali asma, rinite ed eczema. Di recente è stata avanzata l’ipotesi di una sua implicazione anche nelle allergie alimentari o nei processi di sensitizzazione. L’eczema è di fatto considerato un fattore di rischio per problematiche alimentari di questo tipo, da qui la possibile correlazione più estesa.
Per approfondire questo aspetto, i ricercatori inglesi sono partiti dai dati dello studio LEAP (Learning Early about Peanut Allergy) nel quale è stata monitorata la gravità dell’eczema e l’eventuale colonizzazione di S. aureus in 640 bambini (4-11 mesi d’età) esposti o meno al consumo di arachidi.
È stata quindi condotta una seconda analisi volta a determinare l’associazione tra S. aureus e produzione di IgE in risposta all’ingestione di comuni allergeni alimentari (arachidi, bianco dell’uovo, latte vaccino) e lo sviluppo di allergia alimentare in tenera età indipendente dalla gravità dell’eczema.
Da ultimo, si è valutata la correlazione tra presenza del patogeno, severità dell’eczema e persistenza dell’allergia. Di seguito i risultati principali ottenuti dall’analisi di tamponi nasali e cutanei collezionati rispettivamente a 12, 30, 60 e 72 mesi di vita, dalla determinazione della gravità dell’eczema in base all’indice SCORAD e alla valutazione immunitaria delle IgE.
Colonizzazione di S. aureus: ecco i numeri
All’interno dello studio LEAP:
- circa la metà (48.8%) dei soggetti inclusi è risultata positiva alla colonizzazione da S. aureus (32.2% cutaneo, 32.3% nasale) in almeno una visita di screening toccando i valori massimi tra i 4 e gli 11 mesi d’età per poi decrescere fino ai 30 mesi
- nessuna differenza significativa in termini di frequenza e persistenza di tutte le forme di S. aureus si è notata tra i bambini esposti alle arachidi e quelli non esposti
- si è registrata una piccola ma significativa correlazione tra colonizzazione da S. aureus nel naso e nella pelle
S. aureus ed eczema
La presenza del patogeno è stata quindi correlata alla gravità e alla persistenza dell’eczema scoprendo che:
- la correlazione tra colonizzazione di S. aureus e gravità dell’eczema è confermata a tutti i campionamenti
- i bambini con S. aureus a livello epidermico presentano un punteggio SCORAD maggiore rispetto a quelli non colonizzati. Risultati analoghi dai campioni nasali sebbene con una più debole associazione
- in generale il punteggio SCORAD diminuisce col tempo. Questo non si verifica per gli individui con S. aureus epidermico. Considerando infatti gli intervalli 12-30 e 60-72 mesi si registra un peggioramento nei soggetti colonizzati subito prima di tale finestra temporale. Di contro, una precedente colonizzazione nasale non è risultata correlata a persistenza o peggioramento
S. aureus e allergia alimentare
Passando poi a valutare l’eventuale associazione tra presenza di S. aureus e risposta immuno-mediata da arachidi, bianco dell’uovo e latte vaccino si è visto che:
- la produzione di sIgE in risposta a bianco d’uovo e arachidi è significativamente correlata a S. aureus ad ogni time-point con valori massimi al 30° mese per le IgE da arachidi, in maniera crescente e tempo-dipendente per quelle da uova. Valori di correlazione leggermente inferiori con il latte vaccino
- soggetti allergici alle uova colonizzati a livello epidermico e/o nasale da S. aureus hanno registrato una persistenza allergica a 60 mesi 1.57 volte superiore rispetto ai non colonizzati
- rispetto ai non colonizzati, bambini con S. aureus a livello nasale o cutaneo hanno rispettivamente il 2.94 e il 2.41 di probabilità in più di sviluppare allergia alle arachidi a 60 mesi di vita
- dei 9 bambini privi di allergia alle arachidi al baseline ma che l’hanno sviluppata durante lo studio, 8 sono risultati positivi a S. aureus in almeno una visita di screening
In conclusione dunque, sottolineando la correlazione tra S. aureus e lo sviluppo di allergie alimentari in presenza di eczema in età pediatrica questo studio pone le basi per futuri interventi mirati nel risolvere e/o prevenire problematiche alimentari, oggi sempre più diffuse, modulando la presenza di tale patogeno.