Akkermansia muciniphila, una specie batterica fisiologicamente presente nel microbiota intestinale, potrebbe svolgere un ruolo nello sviluppo e nel decorso della psoriasi. Determinare la sua concentrazione a livello intestinale si potrebbe tradurre in un indicatore prognostico per questa patologia.
Ad affermarlo sono i risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricerca cinese (Xiangya Hospital, Central South University) e pubblicato di recente su Experimental Dermatology.
La psoriasi, patologia cronica con base infiammatoria e immuno-mediata caratterizzata da eritema, lesioni dell’epidermide, angiogenesi e gonfiore locale per infiltrazione di linfociti infiammatori, interessa circa il 2-3% della popolazione occidentale nonostante sia molto più diffusa nella popolazione cinese.
Nonostante l’eziologia sia complessa e non ancora del tutto compresa, particolare importanza nel determinare il decorso e l’aggravarsi della condizione di psoriasi è stata attribuita a mediatori quali linfociti Th17 e interleuchine IL-23/17/22.
Non solo psoriasi: il microbioma intestinale impatta anche su altre patologie infiammatorie
Sulla base di queste caratteristiche fiosiopatologiche è stata quindi individuata una correlazione con altri stati dalla base infiammatoria come ad esempio morbo di Crohn e obesità, nelle quali studi pregressi hanno già dimostrato un attivo coinvolgimento del microbioma intestinale. È ragionevole dunque supporre come possa esser implicato anche in questo caso.
Per accertarlo, LiRong Tan e colleghi hanno collezionato campioni fecali da 14 soggetti con psoriasi (gruppo 1) e 14 controlli sani (gruppo 2) analizzandoli a livello di phylum, classe, ordine, famiglia, genere e specie attraverso l’estrazione e il sequenziamento di DNA con la tecnica 16sRNA, la classificazione tassonomica OTUs e parametri per la diversità batterica fra i quali PCA (Principal Component Analysis), l’indice di Shannon e di Chao. Inoltre, la validità dell’uso di dati relativi all’espressione di Akkermansia muciniphila come fattore prognostico predittivo è stata determinata mediante la scala ROC (Receiver Operating Characteristic).
Dall’analisi dei risultati è emerso come, vista complessivamente, la composizione in termini di biodiversità dei campioni dei pazienti vs quelli dei controlli non sia risultata alterata in modo statisticamente significativo nonostante siano state riscontrate importanti differenze relative a specifiche linee batteriche.
In particolare, nei campioni del primo gruppo sono risultati diminuiti:
- Verrucomicrobia e Tenericutes a livello di phylum;
- Mollicutes, Verrumicrobiaes e RF39 a livello di classe e ordine;
- Verrumicrobiaceae e S24-7 a livello di famiglia;
- Akkermansia a livello di genere.
Sono invece aumentati Bacteroidaceae ed Enterococcaceae a livello di famiglia e Bacteroides, Enterococcus e Clostridium citroniae tra i Firmicutes a livello di genere.
La valutazione ROC ha inoltre riportato discreti valori di sensibilità e specificità relativi ad Akkermansia muciniphila come fattore predittivo di malattia rispettivamente di 71.4% e 92.9%. Vogliamo ricordare come con “sensibilità” di un test diagnostico si indica la capacità di individuare i malati veri mentre con “specificità” quella di evidenziare i veri sani.
Questo studio ha quindi evidenziato come ci sia un’effettiva differenza di composizione del microbiota intestinale tra i soggetti con psoriasi e i controlli sani nonostante questa alterazione coinvolga solo determinate linee batteriche.
Akkermansia muciniphila, sulla quale è stata posta l’attenzione dei ricercatori, è risultata ridotta nei pazienti andando a confermare l’ipotesi di un suo possibile ruolo nella patologia di psoriasi oltre che in altri stati infiammatori simili.
Ulteriori ricerche sono tuttavia necessarie per approfondire la correlazione tra psoriasi e microbioma intestinale che qui è stata per la prima volta riscontrata, con particolare attenzione ad Akkermansia muciniphila.