Tra le strategie di cura e prevenzione della disbiosi intestinale caratterizzata dalla presenza di biofilm patogenici e polimicrobici sembrerebbero esserci anche i probiotici. La combinazione di Saccharomyces boulardii, Lactobacillus acidophilus, L. rhamnosus e Bifidobacterium breve permette infatti di ostacolarne la formazione, oltre che l’accrescimento. Lo afferma lo studio coordinato da Christopher L. Hager della Case Western Reserve University, recentemente pubblicato su mBio.
Nell’ambito della relazione tra disbiosi e patologie, gastrointestinali soprattutto, l’attenzione si focalizza quasi sempre sulla popolazione batterica. Tuttavia, anche la comunità micotica ha dimostrato di avere un ruolo importante e, anzi, di interfacciarsi con la componente batterica in vari modi. Uno di questi è la creazione di un biofilm polimicrobico (PMB) in grado di promuovere il processo infiammatorio. Questo PMB è infatti stato riscontrato in pazienti con morbo di Crohn, tumore al colon-retto o con infiammazione cronica intestinale ed è principalmente composto da C. albicans, C. tropicalis, E. coli e S.marcescens, da soli o in combinazione. Ostacolando la formazione di tale biofilm si potrebbe quindi ridurre l’infiammazione e aiutare nella risoluzione della disbiosi. Sulla base delle evidenze disponibili, la somministrazione di probiotici formulati ad hoc potrebbe essere la soluzione.
A tal proposito, i ricercatori hanno dapprima verificato la capacità di formazione del biofilm da parte dei comuni patogeni C. albicans e C. tropicalis e, successivamente, testato su di essi un nuovo probiotico (Saccharomyces boulardii, Lactobacillus acidophilus, L. rhamnosus e Bifidobacterium breve) miscelato con amilasi, un enzima con attività anti-biofilm.
Scopo dello studio è stato quindi quello di valutare la riduzione del biofilm già presente e/o la capacità di prevenirne la formazione. Da ultimo, è stata monitorata anche l’abilità del probiotico di inibire la germinazione di C. albicans, importante fattore di virulenza. Ecco cosa si è visto dai test in vitro.
Effetti nella prevenzione e riduzione del biofilm
Testando l’attività di prevenzione del probiotico rispetto ai PMB costituiti rispettivamente da C. tropicalis/E. coli /S. marcescens e da C. albicans è emerso in entrambi i casi che:
- rispetto al PMB di controllo, quello in formazione trattato con probiotico non presentava né matrice extracellulare né batteri visibili. Poche erano anche le cellule di micete
- il probiotico ha ridotto significativamente lo spessore del PMB in formazione.
Risultati simili sono stati ottenuti anche dai test condotti sul biofilm già formato:
- PMB non trattati hanno mostrato una buona crescita e un’abbondante matrice extracellulare
- di contro, entrambe le tipologie di PMB esposte a probiotico sono risultate del tutto carenti di matrice e di elementi caratterizzanti la struttura del biofilm classico. Anche lo spessore ha mostrato una notevole riduzione.
Effetti nella germinazione
Valutando poi il potere del probiotico di inibire la capacità germinativa di C. albicans, è stato dimostrato che, mentre nel PMB di controllo erano presenti tubuli germinativi, questi erano del tutto assenti nel PMB in trattamento. Analisi quantitative hanno inoltre dimostrato la loro significativa riduzione fino a due ore dall’esposizione al probiotico.
Seppur questi dati siano preliminari e in attesa di ulteriori conferme, sembrerebbe che il probiotico formulato e testato in questo studio (Saccharomyces boulardii, Lactobacillus acidophilus, L. rhamnosus e Bifidobacterium breve) sia in grado non solo di ostacolare la formazione dei biofilm polimicrobici più diffusi e implicati nel processo infiammatorio gastrointestinale, ma anche di ridurne la patogenicità alterandone le caratteristiche strutturali. Questo probiotico apre quindi le strade a nuove strategie di intervento e prevenzione di disturbi e malattie gastrointestinali con base infiammatoria basate sul blocco e/o riduzione del biofilm composto da batteri e miceti.