Negli ultimi 30 anni il diabete gestazionale è diventato un problema sempre più frequente nelle donne in gravidanza.
Di recente, un gruppo di ricercatori ha individuato una firma microbica che può aiutare a identificare le donne a rischio di sviluppare questa condizione.
I risultati, pubblicati su Gut Microbiota, suggeriscono che biomarcatori come la composizione del microbiota intestinale potranno aiutare a sviluppare approcci diagnostici e terapeutici per il diabete gestazionale.
Diagnosi precoce per ridurre le complicanze
Identificare questa condizione all’inizio della gravidanza può ridurre il rischio di complicanze per madri e neonati.
Sebbene in diversi studi pubblicati negli ultimi anni, le alterazioni del microbiota intestinale siano state associate al diabete di tipo 2, non è stato ancora dimostrato se e come i batteri intestinali potessero contribuire allo sviluppo della forma gestazionale.
Per rispondere questa domanda, Omry Koren della Bar-Ilan University e i suoi colleghi hanno analizzato il microbiota intestinale e i suoi metaboliti, nonché le molecole infiammatorie, la dieta e le cartelle cliniche di quasi 400 donne durante il primo trimestre della gravidanza.
La firma microbica del diabete gestazionale
Dai dati ottenuti è emerso che circa il 10% delle partecipanti allo studio ha sviluppato il diabete gestazionale.
Queste donne hanno mostrato, rispetto ai controlli sani, un aumento dei livelli delle citochine, una diminuzione degli acidi grassi a catena corta fecali e alterazioni del microbiota intestinale, inclusi livelli più bassi di Prevotella.
Il trasferimento di microbi intestinali dalle donne con diabete gestazionale a topi germ-free ha inoltre provocato nei roditori lo sviluppo di infiammazione e insulino-resistenza e la riduzione dei livelli di Prevotella, così come era stato osservato nelle partecipanti allo studio.
Alla ricerca di biomarker “omici”
Successivamente, per identificare le donne a rischio di diabete gestazionale, i ricercatori hanno costruito un modello di machine-learning basato sulle informazioni raccolte nel primo trimestre di gravidanza riguardo la composizione del microbiota, il profilo delle citochine, le cartelle cliniche e le informazioni sulla dieta.
I dati relativi alle cartelle cliniche e alla composizione del microbiota intestinale sono risultati quelli più accurati per prevedere il diabete gestazionale.
Il team ha quindi convalidato il potere predittivo del loro modello su un gruppo di 98 donne con diabete gestazionale che ha partecipato a uno studio condotto in Cina.
«Utilizzando una combinazione di strumenti “omici”, abbiamo identificato già nel primo trimestre di gravidanza alcuni biomarcatori dell’insorgenza del diabete gestazionale, tra cui i livelli degli acidi grassi a catena corta fecali» concludono i ricercatori.