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Spettro autistico: da microbiota orale possibile strategia diagnostica

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Spettro autistico: da microbiota orale possibile strategia diagnostica

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Il microbiota salivare e quello della placca dentale mostrano notevoli alterazioni in presenza di disordini dello spettro autistico nei bambini. Una maggiore caratterizzazione del loro profilo batterico potrebbe quindi essere un valido aiuto nella messa a punto di nuove strategie diagnostiche. È quanto affermano Yanan Qiao e colleghi della Tongji University, Shanghai (Cina), in uno studio recentemente pubblicato su Scientific Reports.

I disordini dello spettro autistico (ASD) comprendono diversi disturbi neurologici e comportamentali dall’eziologia complessa e multifattoriale. Fattori genetici e ambientali sembrerebbero essere implicati nel loro sviluppo e, ad oggi, nonostante la crescente incidenza, mancano ancora strumenti diagnostici adatti e precisi.

D’altro canto, un numero sempre più crescente di evidenze riporta come il microbiota intestinale di modelli murini e soggetti con disordini dello spettro autistico sia alterato rispetto alle condizioni fisiologiche.

Con lo scopo di continuare le analisi focalizzate sul microbioma, il gruppo di ricercatori cinesi ha voluto verificare se anche il microbioma orale, oltre che a quello intestinale come precedentemente dimostrato, sia implicato o correlato allo sviluppo di questi disordini.

Sono stati perciò collezionati 111 campioni di microbiota salivare e della placca dentale da 32 bambini con disordini dello spettro autistico e da 27 controlli sani, dai 7 ai 14 anni d’età, analizzati attraverso diverse tecniche, classificazioni e algoritmi e, infine, confrontati fra loro.

Così cambia il microbiota orale nei disordini dello spettro autistico

L’indice di biodiversità, abbondanza e uniformità hanno registrato tutti valori inferiori nei bambini con disordini dello spettro autistico rispetto ai soggetti sani nei campioni di microbiota dentale mentre nessuna differenza significativa la si è riscontrata in quelli salivari.

In termini di composizione invece, le comunità batteriche sono risultate notevolmente differenti in entrambe le tipologie di campione nonostante le maggiori discrepanze siano state osservate a livello salivare.

I phyla Firmicutes, Proteobacteria, Actinobacteria, Bacteroidetes e Proteobacteria si sono dimostrati quelli maggiormente espressi in tutti i soggetti benché Proteobacteria sia preminente nei bambini con disordini dello spettro autistico mentre tutti gli altri nei soggetti sani.

A livello di genere invece, i disordini dello spettro autistico hanno mostrato associazione con un incremento di Streptococcus ed Haemiphilus e una diminuzione di Prevotella, Selenomonas, Actinomyces, Porphyromonas e Fusobacterium.

Interessante inoltre sottolineare come negli stessi soggetti, il genere Rothia sia abbondantemente più presente nella placca dentale e al contempo più ridotto nella saliva se comparato con livelli registrati nei controlli.

Attraverso il coefficiente di correlazione di Spearman è stato poi indagato il grado di correlazione tra i diversi OTUs (53 nei campioni salivari e 43 in quelli dentali) nei rispettivi gruppi. La condizione di ASD è risultata non solo associata a una generale diminuzione di ricchezza batterica, ma anche a un impoverimento delle interconnessioni tra le diverse specie.

Da ultimo, è stata valutato il rapporto tra abbondanza relativa dei 50 OTUs più espressi e gli indici clinici della patologia esaminati attraverso il punteggio ABC, sempre in confronto con i controlli sani.

Le specie batteriche maggiormente presenti in condizione di ASD, Haemophilus sp. e Rothia aeria, sono difatti risultate positivamente correlate al punteggio ABC. Nessuna associazione è invece stata dimostrata nell’altro gruppo.

In conclusione si può quindi affermare come siano evidenti le alterazioni del microbioma orale sia in termini di composizione che tassonomici nei bambini con disordini dello spettro autistico.

Oltre a distinguere i bambini sani da quelli malati, attraverso un’analisi più approfondita è possibile inoltre risalire al livello di gravità della patologia stessa, correntemente determinato attraverso il punteggio ABC.

Data la positiva correlazione tra microbioma orale e i disordini dello spettro autistico, nuove ricerche saranno necessarie al fine di approfondire ulteriormente i meccanismi che stanno alla base di questo rapporto per la messa a punto di strumenti diagnostici più accurati e tempestivi di quelli già in uso.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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