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Asma infantile: il microbioma nasofaringeo non è stabile

Nei bambini e negli adolescenti affetti da asma la composizione del microbioma nasofaringeo non è stabile, ma tende a modificarsi nel tempo.
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Asma infantile: il microbioma nasofaringeo non è stabile

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Nei bambini e negli adolescenti asmatici la composizione del microbioma nasofaringeo non è stabile, ma tende a modificarsi nel tempo. A dimostrarlo è uno studio nato dalla collaborazione fra la George Washington University, negli Stati Uniti, e l’università portoghese di Porto.

Il nasofaringe è considerato un “serbatoio” che raccoglie sia microrganismi commensali, sia batteri associati alle infezioni respiratorie. È stato infatti dimostrato che molte specie patogene risiedono in questo primo tratto delle vie respiratorie, rimanendo del tutto asintomatiche. Da qui, possono però diffondere nel resto dell’apparato respiratorio, dove causano (potenzialmente) asma, otiti o polmoniti.

In passato sono state utilizzate tecniche di next generation sequencing per analizzare il microbioma nasofaringeo di neonati e adulti, sani o affetti da patologie respiratorie. A non essere stati ancora caratterizzati sono invece sia la composizione della comunità microbica di questo tratto respiratorio in bambini e adolescenti, sia il suo grado di stabilità nel tempo.

Lo studio pubblicato su PLOS ONE si è occupato di colmare proprio questo gap. I ricercatori hanno reclutato 40 ragazzi tra i 6 e i 18 anni affetti da asma, da ognuno dei quali sono stati raccolti due lavaggi nasofaringei, a circa sei mesi di distanza l’uno dall’altro.

Dall’analisi dei campioni con la piattaforma di next generation sequencing MiSeq risulta che l’86% delle sequenze ottenute corrispondono a 9 generi batterici: Moraxella (35,3%), Staphylococcus (13,9%), Dolosigranulum (9,3%), Corynebacterium (8,8%), Prevotella (6,0%), Streptococcus (4,9%), Haemophilus (3,5%), Fusobacterium (3,0%) e Neisseriaceae genus (1,3%).

Restrigendo l’analisi alle unità tassonomiche operazionali (OTU) presenti almeno nel 95% dei campioni (definite come “core microbiome”), il numero scende a cinque (Moraxella, Staphylococcus, Streptococcus, Haemophilus e Fusobacterium). Di queste, tre (Moraxella, Streptococcus, Haemophilus) erano state identificate anche da un precedente studio che, utilizzando parametri meno stringenti (OTU presenti nel 50% dei campioni), aveva individuato il core microbiome nasofaringeo di bambini asmatici di 18 mesi.

Vista la concordanza dei dati, gli autori ipotizzano che, se la consistenza e la specificità di questi taxa fossero confermate in tutte le fasi dell’asma, le tre OTU potrebbero essere utilizzate per fenotipizzare questa complessa ed eterogenea patologia.

Per valutare eventuali cambiamenti temporali nella composizione del microbioma, gli studiosi hanno confrontato i due lavaggi nasali raccolti da ognuno dei 40 partecipanti allo studio: i risultati dell’analisi di Procrustes indicano una grande diversità fra i due set di dati ottenuti, per ogni paziente, dal primo e dal secondo lavaggio.

Analisi di Procrustes delle 40 coppie di campioni raccolti a sei mesi di distanza. Le coppie di campioni (puntini rossi) ottenute dallo stesso paziente sono collegate da una linea gialla, la cui lunghezza è proporzionale alla diversità fra i due campioni.

Inoltre, è risultato che il profilo microbico e il confronto a coppie, tra i due lavaggi, dei generi batterici più rappresentati varia molto da paziente a paziente. Infine, nell’88% delle coppie di campioni analizzate (35 su 40) sono state rilevate differenze significative nella proporzione relativa delle OTU. Ciò significa che la composizione dei batteri presenti nel nasofaringe di bambini e ragazzi asmatici cambia nel corso del tempo, ma su base individuale.

I ricercatori hanno quindi deciso di valutare se eventuali modificazioni del microbioma fossero a meno associate all’alternarsi delle stagioni. L’analisi del modello lineare a effetti misti (LME) ha mostrato, solo per un’unità tassonomica (Haemophilus), un aumento significativo dell’abbondanza relativa nella stagione estiva rispetto a quella autunnale.

Inoltre, la stessa analisi ha messo in evidenza un’associazione fra l’età dei pazienti (dai 6 ai 18 anni) e variazioni nella proporzione relativa dei taxa Moraxella, Staphylococcus e Corynebacterium.

Nel complesso, i risultati pubblicati su Plos One consentono di affermare che il microbioma del nasofaringe non rimane stabile, ma subisce nel corso del tempo alcune modificazioni, che si ipotizza siano associate a fattori ambientali (come le stagioni, la dieta, la presenza di animali, ecc) e che non dovranno essere sottovalutate in futuro dagli studi volti a caratterizzare ulteriormente il microbioma di questa piccola, ma importante, cavità corporea.

Lisa Trisciuoglio

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