Il detto “non siamo tutti uguali” inserito nel contesto dell’alimentazione sembrerebbe avere un fondamento scientifico. Consumando uno stesso pasto infatti, diversi sono i livelli di trigliceridi, glucosio e insulina che ne seguono, anche tra gemelli.
L’inter-variabilità del microbiota intestinale sembrerebbe essere il fattore discriminante, seguito dalla variazione genetica. Scoprirne i meccanismi che correlano la nostra risposta metabolica al cibo potrebbe essere un valido aiuto nel campo della medicina personalizzata per la prevenzione e/o trattamento dei disturbi o patologie correlate.
È quanto si può riassumere dall’ampio studio condotto da Sarah E. Berry e colleghi della University of Nottigham (UK) di recente pubblicazione su Nature Medicine.
Metabolismo e microbiota intestinale
Alterazioni metaboliche influenzano la nostra salute sotto vari aspetti. L’iperglicemia postprandiale ad esempio aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e coronariche anche gravi.
Nonostante l’elevata incidenza di queste problematiche, carenti sono le evidenze che ne approfondiscono i meccanismi nel dettaglio e su larga scala.
A tal proposito, i ricercatori hanno coinvolto 1002 soggetti, dei quali 230 coppie di gemelli (PREDICT 1, UK), confrontando i livelli di trigliceridi, glucosio e insulina dopo uno stesso pasto. Variabili genetiche e del profilo batterico sono state considerate come possibili fattori confondenti.
I risultati ottenuti sono stati poi validati comparandoli con una coorte indipendente di 100 soggetti americani. Ecco cosa è emerso.
Risposta post prandiale
La risposta post-prandiale è stata esaminata prelevando campioni ematici nelle prime ore dopo il pasto (0-6 ore) e periodicamente fino a 13 giorni. Nelle prime 6 ore, la concentrazione di trigliceridi e glucosio in particolare ha mostrato un’elevata eterogeneità tra i soggetti con coefficienti di variazione più elevati rispetto al periodo di digiuno (103% per i trigliceridi, 6h vs 0; 68% per il glucosio, 2h vs 0).
È tuttavia possibile predire la risposta metabolica? Per scoprirlo, applicando l’approccio di machine learning e analisi statistica, i ricercatori hanno valutato la correlazione tra la risposta post-prandiale (glicemia, trigliceridi, insulina) e le caratteristiche “di base” dell’ospite (età, sesso, glicemia a digiuno ecc.), del suo profilo genetico, del microbioma intestinale, delle abitudini alimentari, del contesto del pasto (durata, attività fisica precedente ecc.) e della composizione nutrizionale del pasto (grassi, proteine ecc.).
Tra i parametri che hanno registrato l’associazione più forte troviamo il microbiota intestinale intestinale. Alla sua composizione è stato infatti possibile ricondurre il 7.5% della variazione di trigliceridi post-prandiale, il 6.4% di quella di glucosio e il 5.8% di quella del peptide-C (insulina).
Nutrizione personalizzata sul microbiota
L’influenza genetica ha invece registrato valori inferiori rispetto alle aspettative specialmente per i trigliceridi. Di contro, fattori modificabili come l’ora del pasto hanno registrato un maggiore impatto. La composizione del pasto ha poi determinato il maggiore effetto sui livelli insulinici e lipidici.
In generale però, solo i valori di trigliceridi e glucosio basali (a digiuno) hanno dimostrato una buona predittività del rischio di sviluppare diabete e patologie cardiovascolari, non quelli insulinici. Allo stesso tempo però, i valori di trigliceridi e glucosio post-prandiali si sono dimostrati altamente variabili tra i soggetti.
Considerando quindi la differente risposta metabolica a uno stesso pasto, nell’ottica di trattare patologie metaboliche (o metaboliche-correlate) con uno stesso piano alimentare non è quindi la scelta più giusta. Un approccio più personalizzato è perciò raccomandato.