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Trigliceridi, glicemia e ia il microbiota sulla risposta post prandiale?

Uno studio pubblicato su Nature Medicine correla l’inter-variabilità del microbiota intestinale alla risposta metabolica al cibo.
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Trigliceridi, glicemia e ia il microbiota sulla risposta post prandiale?

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Stato dell'arte
La risposta metabolica al cibo influenza il rischio di patologie cardiometaboliche. Mancano tuttavia ampi e approfonditi studi.
Cosa aggiunge questa ricerca
Reclutando 1002 soggetti (familiari e non) è stata confrontata la risposta metabolica nel contesto domestico e clinico rilevandone differenze nei livelli di trigliceridi, glucosio e insulina in seguito allo stesso pasto imputabili, in parte, al microbiota intestinale. Sulla base delle alterazioni osservate è stato quindi sviluppato un approccio di machine-learning con lo scopo di predire la risposta metabolica post-prandiale.
Conclusioni
L’”effetto” di un pasto non è lo stesso per tutti. Variabile è infatti la risposta metabolica probabilmente da ricondurre a fattori personali quali il microbioma intestinale. Scoprirne i meccanismi di base è un aspetto importante nel contesto della medicina personalizzata.

In questo articolo

Il detto “non siamo tutti uguali” inserito nel contesto dell’alimentazione sembrerebbe avere un fondamento scientifico. Consumando uno stesso pasto infatti, diversi sono i livelli di trigliceridi, glucosio e insulina che ne seguono, anche tra gemelli.

L’inter-variabilità del microbiota intestinale sembrerebbe essere il fattore discriminante, seguito dalla variazione genetica. Scoprirne i meccanismi che correlano la nostra risposta metabolica al cibo potrebbe essere un valido aiuto nel campo della medicina personalizzata per la prevenzione e/o trattamento dei disturbi o patologie correlate.

È quanto si può riassumere dall’ampio studio condotto da Sarah E. Berry e colleghi della University of Nottigham (UK) di recente pubblicazione su Nature Medicine.

Metabolismo e microbiota intestinale

Alterazioni metaboliche influenzano la nostra salute sotto vari aspetti. L’iperglicemia postprandiale ad esempio aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e coronariche anche gravi.

Nonostante l’elevata incidenza di queste problematiche, carenti sono le evidenze che ne approfondiscono i meccanismi nel dettaglio e su larga scala.

A tal proposito, i ricercatori hanno coinvolto 1002 soggetti, dei quali 230 coppie di gemelli (PREDICT 1, UK), confrontando i livelli di trigliceridi, glucosio e insulina dopo uno stesso pasto. Variabili genetiche e del profilo batterico sono state considerate come possibili fattori confondenti.

I risultati ottenuti sono stati poi validati comparandoli con una coorte indipendente di 100 soggetti americani. Ecco cosa è emerso.

Risposta post prandiale

La risposta post-prandiale è stata esaminata prelevando campioni ematici nelle prime ore dopo il pasto (0-6 ore) e periodicamente fino a 13 giorni. Nelle prime 6 ore, la concentrazione di trigliceridi e glucosio in particolare ha mostrato un’elevata eterogeneità tra i soggetti con coefficienti di variazione più elevati rispetto al periodo di digiuno (103% per i trigliceridi, 6h vs 0; 68% per il glucosio, 2h vs 0).

È tuttavia possibile predire la risposta metabolica? Per scoprirlo, applicando l’approccio di machine learning e analisi statistica, i ricercatori hanno valutato la correlazione tra la risposta post-prandiale (glicemia, trigliceridi, insulina) e le caratteristiche “di base” dell’ospite (età, sesso, glicemia a digiuno ecc.), del suo profilo genetico, del microbioma intestinale, delle abitudini alimentari, del contesto del pasto (durata, attività fisica precedente ecc.) e della composizione nutrizionale del pasto (grassi, proteine ecc.).

Tra i parametri che hanno registrato l’associazione più forte troviamo il microbiota intestinale intestinale. Alla sua composizione è stato infatti possibile ricondurre il 7.5% della variazione di trigliceridi post-prandiale, il 6.4% di quella di glucosio e il 5.8% di quella del peptide-C (insulina).

Nutrizione personalizzata sul microbiota

L’influenza genetica ha invece registrato valori inferiori rispetto alle aspettative specialmente per i trigliceridi. Di contro, fattori modificabili come l’ora del pasto hanno registrato un maggiore impatto. La composizione del pasto ha poi determinato il maggiore effetto sui livelli insulinici e lipidici.

In generale però, solo i valori di trigliceridi e glucosio basali (a digiuno) hanno dimostrato una buona predittività del rischio di sviluppare diabete e patologie cardiovascolari, non quelli insulinici. Allo stesso tempo però, i valori di trigliceridi e glucosio post-prandiali si sono dimostrati altamente variabili tra i soggetti.

Considerando quindi la differente risposta metabolica a uno stesso pasto, nell’ottica di trattare patologie metaboliche (o metaboliche-correlate) con uno stesso piano alimentare non è quindi la scelta più giusta. Un approccio più personalizzato è perciò raccomandato.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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