Da quando, nel 2011, la comunità scientifica ha introdotto il concetto di Community State Type, CST, il microbiota vaginale è stato classificato in cinque gruppi basati sulla predominanza batterica.
Il CST I è caratterizzato dalla dominanza di Lactobacillus crispatus, mentre i CST II, III e V sono caratterizzati dalla predominanza, rispettivamente, di L. gasseri, L. iners e L. jensenii. Quando, invece, il microbiota vaginale non è dominato da lattobacilli, ma da altre specie batteriche come Prevotella, Gardnerella, Atopobium, Streptococcus e Sneathia, il gruppo che si determina è il CST IV.
Alcuni Autori hanno approfondito ulteriormente questa classificazione, proponendo una suddivisione del CST IV in sottogruppi, identificati come A e B. Nel sottogruppo CST IV A, si osserva una dominanza di Anaerococcus, Corynebacterium, Finegoldia e Streptococcus, spesso accompagnati da L. iners o da una piccola percentuale di altre specie di Lactobacillus.
Al contrario, il CST IV B è principalmente caratterizzato da specie come Prevotella, Gardnerella, Atopobium, Mobiluncus, Parvimonas, Peptoniphilus e altri batteri.
Infezione da papillomavirus
L’HPV (Human Papilloma Virus) rappresenta una delle infezioni sessualmente trasmissibili più diffuse a livello globale, con un’incidenza particolarmente elevata nelle giovani donne.
Questo virus rappresenta la causa primaria di carcinoma cervicale e di altre forme tumorali. I ceppi di HPV si distinguono in non oncogeni (a basso rischio, LR), generalmente associati a condilomi, e oncogeni (ad alto rischio, HR), implicati nelle forme tumorali, tra questi ultimi, HPV16 e HPV18 sono i più comuni e studiati in relazione al carcinoma cervicale, essendo responsabili di circa il 70% dei casi a livello globale.
Correlazione tra CST e salute intima femminile
Numerosi studi suggeriscono che un microbiota vaginale dominato da Lactobacillus, in particolare il CST I dominato da L. crispatus, potrebbe svolgere un ruolo essenziale nella salute delle donne, influenzando positivamente l’infertilità, la vaginosi batterica, le malattie sessualmente trasmesse, la malattia infiammatoria pelvica e gli eventi ostetrici avversi.
La relazione tra CST I e la salute intima delle donne, oltre ad essere una correlazione statisticamente significativa, potrebbe anche essere causale, come sembrerebbero dimostrare i risultati ottenuti nel primo studio preliminare di trapianto di microbiota vaginale.
Studi trasversali e longitudinali hanno mostrato che il CST dominato da L. crispatus è più frequente in donne senza infezione da HPV e lesioni cancerose, mentre i CST III e CST IV sono più comuni in donne con HPV e in pazienti con lesioni cancerose.
Studio preliminare su Lactobacillus crispatus M247
L’associazione tra CST I e salute vaginale è ben nota, come dimostrato dal ceppo L. crispatus CTV-05, recentemente testato con successo in applicazioni vaginali in donne con vaginosi batterica ricorrente. Tuttavia, l’uso orale di ceppi di L. crispatus per modificare il CST o facilitare l’eliminazione di HPV in donne positive, rappresenta un campo di studio ancora inesplorato.
Uno studio preliminare, longitudinale, non controllato e in aperto, ha analizzato il ceppo L. crispatus M247, un probiotico ampiamente documentato con proprietà di colonizzazione sia fecale sia vaginale post-somministrazione orale.
Lo studio ha coinvolto donne positive all’HPV, con l’intento di valutare l’impatto dell’uso di L. crispatus M247 sia sulla composizione del CST sia sullo stato di presenza di HPV. L’obiettivo principale degli Autori era indagare un’eventuale correlazione tra la composizione del microbiota vaginale e la persistenza dell’infezione da HPV– sia ad alto rischio (HR) sia a basso rischio (LR) nell’area cervico-vaginale dopo 90 giorni di trattamento.
Gli Autori hanno definito il CST dominato da Lactobacillus quando questi costituivano almeno l’80% del campione totale, per definire il tipo esatto di Lactobacillus spp. dominante veniva considerata la dominanza ≥80% tra il mix di diversi lattobacilli. Secondo questi criteri, delle 35 pazienti in studio, 24 (69%) erano caratterizzate da una evidente scarsità di Lactobacillus spp. (CST IV), delle 11 (31%) con un profilo con Lactobacillus, 10 mostravano una predominanza di L. iners (CST III) e 1 di L. gasseri (CST II).
Dall’analisi dei risultati è emerso che, dopo un periodo di trattamento di 90 giorni con L. crispatus M247, solamente una partecipante ha mantenuto un microbiota vaginale con bassa presenza di Lactobacillus spp. (CST IV). Al contrario, 34 donne mostravano un microbiota vaginale prevalentemente dominato da Lactobacillus. Di queste, 33 avevano una dominanza di L. crispatus (CST I) e una di L. iners (CST III).
Dal punto di vista della ricchezza microbica, misurata in termini di unità operative tassonomiche (OTU), è stata rilevata una diminuzione significativa: il valore medio dell’OTU nelle donne all’inizio dello studio era 35±9, questo è sceso a 18±5 dopo i 90 giorni di trattamento, una variazione statisticamente significativa (P<0.01) che riflette la trasformazione del microbiota vaginale indotta dal trattamento.
In relazione al DNA HPV test, i risultati post-trattamento hanno evidenziato che: 25 donne (71%) erano negative (sia per i ceppi HR che LR), mentre 10 donne (29%) rimanevano positive per HPV-HR (4 donne con HPV16, 2 con HPV53, 2 con HPV66, 1 con HPV68, 1 con HPV51). L’associazione tra il CST e lo stato dell’HPV rivela l’effetto significativo di avere un microbiota vaginale CST I, dove solo circa il 20% delle donne erano positive all’HPV, rispetto ad avere un microbiota vaginale CST III o CST IV, dove tutte le donne sono risultate positive per l’HPV (KRCC: 0.389; P=0.02).
I risultati dello studio confermano il profilo di sicurezza del trattamento e rivelano una potenziale relazione tra la somministrazione orale di L. crispatus M247, l’aumento delle donne classificate come CST I e un apparente incremento nella clearance dell’HPV.
Importanza e limiti dello studio
Lo studio ha fornito risultati promettenti, nonostante presenti alcune limitazioni intrinseche, tra cui l’assenza di randomizzazione e di un gruppo di controllo, la mancanza di un gruppo placebo, la limitata dimensione del campione e l’assenza di un follow-up a lungo termine per verificare la persistenza degli effetti osservati.
Inoltre, è rilevante sottolineare che questo è il primo studio al mondo ad esplorare e dimostrare la potenzialità di un intervento basato sull’uso orale di un ceppo probiotico di L. crispatus.
I risultati di questo studio aprono la strada a nuove indagini che potrebbero consolidare e ampliare le conoscenze in questo campo, superando le limitazioni osservate e fornendo risposte più definitive sulla relazione tra microbiota vaginale e infezioni da HPV.
Fonte principale
DI Pierro F, Criscuolo AA, Dei Giudici A, Senatori R, Sesti F, Ciotti M, Piccione E. Oral administration of Lactobacillus crispatus M247 to papillomavirus-infected women: results of a preliminary, uncontrolled, open trial. Minerva Obstet Gynecol. 2021 Oct;73(5):621-631. doi: 10.23736/S2724-606X.21.04752-7. Epub 2021 Apr 20. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33876901/
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