Il fluido amniotico è sterile e la colonizzazione batterica del neonato inizia al momento del parto dopo le contrazioni uterine e la rottura della membrana amniotica. È quanto conclude lo studio di Eva Maria Rehbinder e colleghi dell’Oslo University Hospital, in Norvegia, recentemente pubblicato su American Journal of Obstetrics and Gynecology. La ricerca si inserisce nell’accesa discussione relativa alla sterilità o meno dell’ambiente uterino che recentemente ha attirato l’attenzione di un numero sempre più crescente di indagini, ma che rimane ancora in attesa di evidenze conclusive.
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I ricercatori hanno perciò voluto approfondire l’eventuale presenza della componente batterica nel fluido amniotico di donne che hanno portato a termine la gravidanza senza complicazioni.
Per fare ciò sono stati prelevati in condizioni di sterilità, per quanto possibile, campioni da un totale di 65 donne precedentemente incluse nella coorte PreventDALL (Preventing Atopic Dermatitis and Allergies).
Di queste, ne sono state selezionate 10 che hanno sostenuto un parto cesareo programmato senza la precedente rottura del sacco amniotico, dette non-ROM, e altre 14, dette ROM, alle quali il sacco amniotico si è invece rotto precocemente e poi sostenuto un parto cesareo non programmato.
Sono state dunque applicate diverse tecniche di analisi tra le quali il sequenziamento genico 16rRNA, Sanger e Illumina, la ddPCR (digital droplet polymerase chain reaction) e l’elettroforesi su gel.
Il microbioma inizia a formarsi al momento del parto
Ecco i principali risultati ottenuti:
- il fluido amniotico del gruppo non-ROM ha presentato una concentrazione di DNA batterico estremamente bassa con un valore medio di copie di geni/ml pari a 664, in linea con quelli di campioni di acqua sterile usati come controllo (596 copie di geni/ml);
- di contro, nel fluido amniotico del gruppo ROM sono stati riscontrati alti livelli di DNA batterico, pari a 7700 copie di geni/ml come valore medio;
- i ceppi batterici identificati nel fluido amniotico del gruppo ROM, con alcune differenze in base alla tecnica di analisi utilizzata, risultano complessivamente appartenere alla comune flora vaginale e, in alcune situazioni, possono esser correlati anche a infezioni;
- il sequenziamento Sanger dei campioni ROM ha identificato S. Agalactie, P. harei, P. asaccharolyticus, L. reuteri, L. crispatus, L. vaginalis, P. amnii e P. bivia;
- i sequenziamenti Illumina e 16rRNA dei campioni ROM hanno invece identificato Bifidobacterium, Olsenella, Prevotella, Aerococcus, Lactobacillus, Shuttleworthia, Sneathia, Caulobacteraceae, Pseudomonas e Ureaplasma;
- nei campioni ROM inoltre, nonostante le attenzioni nella procedura di prelievo e di analisi, sono risultati presenti i generi Caulobacteraceae, Pseudomonas, Sphingomonas, Bradyrhizobium, Ralstonia e Stenotrophomonas, classificati come contaminanti ambientali.
Sulla base di questo studio possiamo pertanto concludere che la colonizzazione batterica del feto inizia durante il parto mentre prima, all’interno della cavità uterina, sembrerebbe esser confermata la sterilità, almeno per quanto riguarda il sacco amniotico. Il basso numero di campioni analizzati tuttavia rende necessari ulteriori e più ampi studi.