Il fumo di sigaretta altera la diversità batterica a livello della mucosa duodenale in soggetti con patologie o disturbi gastrointestinali.
È quanto afferma lo studio condotto da Erin R. Shanahan e colleghi, di recente pubblicazione sulla rivista Microbiome.
Il fumo di sigaretta influenza il rischio di sviluppare svariati disordini o infezioni gastrointestinali e, la maggior parte di questi, risulta associabile anche ad alterazioni del microbiota associato alla mucosa (MAM). L’impatto diretto che il fumo ha nel MAM non è stato tuttavia ancora approfondito.
A tal proposito dunque, i ricercatori australiani dell’University of Queensland, a Brisbane, hanno studiato e confrontato il MAM di un totale di 102 soggetti con diagnosi rispettivamente di carenza di ferro (CF), dispepsia funzionale (DF) o morbo di Crohn’s (MC) suddividendoli in base al loro stato di fumatori ovvero in fumatori attivi (n=21), ex fumatori (n=40) e non fumatori (n=41).
I campioni sono stati collezionati durante un esame di endoscopia gastrointestinale del tratto superiore e analizzati principalmente attraverso sequenziamento 16S rRNA.
Di seguito i risultati ottenuti.
Il fumo non altera la carica batterica duodenale
Attraverso l’analisi qPCR è stato possibile dimostrare come non ci siano differenze significative in termini di carica batterica tra fumatori, ex-fumatori e non fumatori.
I fumatori presentano una diversità batterica duodenale inferiore e un’alterata composizione del MAM
Attraverso il sequenziamento 16S rRNA è stato possibile determinare la biodiversità.
- I fumatori attivi in particolar modo ma anche gli ex-fumatori hanno presentato valori di alpha diversity inferiori rispetto ai pazienti che non avevano mai fumato
- Età, sesso, BMI, uso di farmaci antiacidi e diagnosi non hanno influenzato significativamente la diversità batterica
Andando poi ad analizzare nel dettaglio la composizione batterica si è visto che:
- A livello di phylum, i fumatori hanno registrato un’abbondanza relativa di Firmicutes notevolmente superiore ai non fumatori ma una ridotta espressione di Bacteroidetes e Actinobacteria
- A livello di genere, l’abbondanza relativa di Streptococcus, Rothia e Veillonella si è presentata maggiore nei fumatori rispetto ai non fumatori, al contrario di Prevotella e Neisseria che sono invece risultati poco espressi
- L’analisi multivariata ha confermato come età, sesso, BMI, uso di farmaci antiacidi e la diagnosi non rappresentino fattori confondenti
- 4 OTUs affiliati al genere Streptococcus sono risultati differentemente espressi tra fumatori e non fumatori
- A livello di OTUs non è stata osservata alcuna differenza significativa tra fumatori ed ex-fumatori mentre alcuni OTUs affiliati a Streptococcus, Veillonella e Prevotella hanno mostrato alterata abbondanza tra ex e non fumatori
Infine, l’analisi PCoA e LEfSe condotte sul MAM ha permesso di delineare alcuni clusters batterici in base allo status di fumatore (attivo, ex, non) mentre nessun raggruppamento specifico è emerse in relazione alla diagnosi. In particolare:
- Componenti del genere Prevotella sono risultati discriminanti nel distinguere il profilo batterico degli ex fumatori dai non fumatori
- Taxa affiliati ai generi Neisseria, Streptococcus, Prevotella e Veillonella sono stati identificati come fondamentali nella distinzione dei fumatori attivi dai non fumatori
In conclusione, sulla base di questo primo studio possiamo affermare come il fumo di sigaretta riduca la diversità batterica del microbiota associato alla mucosa duodenale, solo parzialmente ristabilita dalla sospensione di questa abitudine.
Considerando perciò la relazione qui confermata tra fumo e alterazione batterica, per una migliore interpretazione dei risultati, gli autori suggeriscono come gli esami di verifica dello status del MAM per l’indagine di disordini gastrointestinali dovranno tenere conto anche dello status di fumatore del paziente in quanto fattore confondente.