Stuart Dashper e collaboratori della University of Melbourne, in Australia, hanno identificato le specie batteriche orali che risultano elevate nei bambini prima che sviluppino la carie dentale. Tali microbi potrebbero essere utilizzati come biomarcatori per il monitoraggio della salute dei denti e per prevenire complicanze irreversibili della carie.
Le carie della prima infanzia (early childhood caries, ECC) rappresentano un grave problema di salute orale, più frequente nelle popolazioni socialmente svantaggiate e associato a una dieta ricca di carboidrati.
Le ECC sono prevenibili, tuttavia può essere difficile giungere a una diagnosi prima della manifestazione clinica. La cavitazione è una complicanza in fase avanzata dell’ECC e inizia con cambiamenti disbiotici nella composizione del microbiota della placca sopragengivale, che si sposta dal biofilm della placca commensale a una comunità arricchita in specie acidogeniche e aciduriche, come dimostrato da precedenti studi trasversali.
La comparsa delle ECC è stata associata all’abbondanza di batteri Streptococcus mutans e Streptococcus sobrinus nella placca sopragengivale. Pertanto, il rilevamento di cambiamenti nella composizione del microbiota della placca sopragengivale potrebbe aiutare a identificare le ECC prima della comparsa di complicanze cliniche.
Utilizzando un modello di analisi di coorte longitudinale, questo studio ha caratterizzato lo sviluppo del microbiota orale di 134 bambini, da due mesi a quattro anni di vita, monitorando lo stato di salute orale in sei intervalli temporali. Anche il microbiota delle loro madri è stato analizzato.
I ricercatori hanno sequenziato il microbioma orale a partire da campioni di DNA estratti dalla saliva e hanno identificato le specie batteriche come unità tassonomiche operative (OTU), scoprendo che:
- la saliva dei bambini ha mostrato nel tempo un aumento del numero medio di batteri, da 7 OTU batteriche a 1,9 mesi di età, a 28 OTU batteriche a 13,2 mesi di età, insieme a un netto cambiamento nella composizione del microbioma
- cinque specie batteriche più abbondanti (Streptococcus mitis, G. haemolysans, S. salivarius, H. parainfluenzae e Granulicatella elegans), rappresentano il 90% dei batteri totali trovati nella saliva a 1,9 mesi di età. Questa percentuale è scesa al 70% a 4 anni
- le madri presentano un microbiota orale distinto da quello dei bambini, composto da 54 specie, di cui S. salivarius è risultato il componente principale. La sua abbondanza è simile a quella nei neonati di 2 mesi.
Dopo aver caratterizzato lo sviluppo nel tempo del microbiota orale nei bambini, per monitorare la formazione e la gravità delle ECC il team di ricercatori ha applicato i criteri del sistema internazionale di rilevamento e valutazione della carie (International caries detection and assessment system, ICDAS II). Quindi, combinando l’analisi statistica con il sistema ICDAS II hanno identificato le specie batteriche associate allo sviluppo delle carie.
Inoltre, la valutazione clinica ha rivelato che tutti i bambini esaminati in questo studio avevano una dentatura sana fino a 19,7 mesi; in seguito la gravità dell’ECC è variata tra i diversi bambini. I ricercatori hanno anche scoperto che:
- nei bambini più piccoli (a 1,9, 7,7 e 19,7 mesi di età), non sono state rilevate differenze significative nel microbiota orale
- dai 39 ai 48,6 mesi, invece, alcuni taxa nel microbiota orale (come S. mutans, S. sobrinus e V. parvula), sono risultati significativamente più abbondanti nei bambini che hanno sviluppato le carie rispetto a quelli con denti sani a 48,6 mesi d’età
- anche Leptotrichia shahii, Scardovia wiggsiae e Leptotrichia IK040 sono risultate associate alla malattia, ma solo a 48,6 mesi di età
- al contrario, altre specie (tra cui Prevotella nigrescens, tre specie di Leptotricia e Actinobaculum 12B759) sono risultate ridotte nei bambini che hanno sviluppato carie
- a 48,6 mesi d’età, la prevalenza di S. mutans ha iniziato a diminuire e nei bambini che hanno sviluppato la malattia a 60 mesi di età, rispetto al gruppo sano, non sono state osservate differenze nei livelli di S. mutans.
I risultati hanno mostrato che S. mutans è il taxa maggiormente in grado di predire la comparsa di carie. Ciò suggerisce che questa specie possa essere utilizzata come biomarcatore nei primi anni di vita, fino a 48,6 mesi di età. Pertanto, i ricercatori hanno svolto ulteriori indagini, rivelando che tra le madri di bambini con denti sani e quelle di bambini che hanno invece sviluppato carie non è stata rilevata nei campioni di saliva alcuna differenza significativa nell’abbondanza di S. mutans. Pertanto, l’abbondanza di S. mutans non può essere considerata predittiva di ECC.
In sintesi, questo studio mostra che, mentre il microbiota orale segue uno schema di sviluppo ordinato e sequenziale durante i primi quattro anni di vita, livelli elevati di S. mutans, S. sobrinus e V. parvula nella saliva potrebbero essere utilizzati come biomarker per la disbiosi orale infantile. Identificando per tempo determinate popolazioni batteriche si potrebbe contribuire a prevenire manifestazioni cliniche irreversibili dell’ECC, specialmente nei bambini a più alto rischio di malattie dentali.
Traduzione dall’inglese a cura della redazione