Durata della gestazione ed esposizione precoce a terapie antibiotiche influenzano la maturazione del microbioma nelle prime settimane di vita.
È quanto afferma lo studio di Diana A. Chernikova e colleghi, di recente pubblicazione su Pediatric Research.
I nati prematuri presentano un tratto gastrointestinale immaturo caratterizzato da un epitelio intestinale più permeabile e perciò più permissivo nella traslocazione di batteri a livello sistemico con conseguenti infiammazioni o infezioni.
Durante questi ultimi anni è stato dimostrato inoltre come il microbiota di questi neonati sia tendenzialmente privo di taxa normalmente presenti invece nei nati a termine.
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I fattori responsabili di questa alterata maturazione non sono però ancora del tutto chiari.
A tal proposito, i ricercatori americani della Geisel School of Medicine at Dartmouth hanno analizzato la composizione e la struttura della componente batterica di 30 nati prematuri correggendo i dati ottenuti per i fattori ritenuti maggiormente responsabili di influenzarne lo sviluppo ovvero antibiotici, modalità di parto (vaginale vs cesareo) e allattamento al seno.
I risultati sono stati poi confrontati con quelli ottenuti da campioni di 176 nati a termine al momento della raccolta del meconio subito dopo la nascita e a 6 settimane attraverso analoghe procedure di analisi.
Di seguito le caratteristiche dei soggetti inclusi suddivisi per coorte di provenienza, numero di campioni raccolti (meconio incluso) e settimane di gestazione.
Gruppi principali | Numero di soggetti | N. di campioni raccolti | Settimane di gestazione |
---|---|---|---|
NICU- pretermine | 17 | 65 | 24-32 |
NHBCS- pretermine | 13 | 13 | 29-36 |
NHBCS- a termine | 176 | 189 | 37-43 |
Il microbioma dei prematuri presenta una composizione diversa di quello dei nati a termine
Ecco dunque i risultati ottenuti.
- Enterobacteriaceae (32%), Clostridium (10%), Enterococcus (10%) e Veillonella (9%) sono risultati essere i ceppi prevalenti nei nati prematuri;
- Alcuni generi della famiglia Enterobacteriaceae (20%), Bacteroides (19%), Bifidobacterium (15%) e Streptococcus (9%) sono risultati essere invece i ceppi prevalenti nei nati a termine;
L’alpha diversity dipende dalla durata gestazionale
- Non sono state riscontrate differenze significative al momento del prelievo dei campioni in termini di alpha diversity, abbondanza e di filogenetica tra i prematuri e i nati a termine dopo l’aggiustamento per i fattori di esposizione (antibiotici, modalità di parto e allattamento);
- La durata gestazionale ha invece dimostrato di avere un notevole impatto soprattutto sull’alpha diversity a 6 settimane. A conferma di studi precedenti infatti, i nati prematuri hanno dimostrato complessivamente valori di alpha diversity minori con una diminuzione in particolare dell’espressione di Bifidobacterium, Bacteroides, Streptococcus, caratterizzanti invece il microbioma dei nati a termine;
- Tra i pre-termine inoltre, quelli nati entro le 28 settimane hanno dimostrato un’alpha diversity inferiore rispetto ai prematuri ma nati tra la 28° e 32° settimana e ancora minore se confrontati con quelli nati tra la 32° e 37°;
- In base all’analisi condotta a 6 settimane, i nati quasi a termine (32°-37° settimana) hanno presentato un microbiota molto più simile ai nati a termine rispetto agli altri due sottogruppi di prematuri;
Fattori esterni e microbiota intestinale
Da ultimo, è stato approfondito l’impatto e la correlazione tra i singoli fattori di esposizione (antibiotici, modalità di parto e allattamento) e la struttura del microbiota rispettivamente dei nati a termine e dei prematuri.
Nei nati a termine:
- L’uso di antibiotici alla nascita determina una diminuzione nell’abbondanza di Bifidobacterium e Bacteroides;
- Il parto vaginale è associato all’incremento di Bacteroides;
- L’allattamento al seno provoca un decremento di Lactobacillus;
Nei nati prematuri:
- L’esposizione precoce ad antibiotici comporta la riduzione di Bifidobacterium e Bacteroides;
Questo studio, come dichiarano gli stessi autori, presenta tuttavia delle limitazioni tra le quali il numero relativamente ridotto di prematuri inclusi rispetto dei nati a termine, l’elevata omologia di provenienza dei soggetti e l’utilizzo di due differenti kit per l’estrazione del DNA che potrebbe aver prodotto risultati leggermente differenti.
Complessivamente possiamo però affermare che:
- Il microbioma dei nati prematuri presenta un profilo peculiare rispetto a quello dei nati a termine;
- I nati prematuri hanno valori di alpha diversity inferiori e strettamente dipendenti dalle settimane effettive di gestazione con la carenza di ceppi batterici predominanti nei nati a termine nonché specchio di un microbioma sano;
- L’esposizione precoce a terapie antibiotiche determina la diminuzione di alcune specie batteriche quali Bifidobacterium e Bacteroides;
Un intervento mirato basato sulla manipolazione del microbiota alterato nei nati prematuri già dalle prime settimane di vita potrebbe perciò essere una strategia utile nella prevenzione di disturbi correlati ma che andranno a manifestarsi solo in seguito.