Il microbiota vaginale influenza quello vestibolare, che risulta alterato in donne con vestibolodinia. Tra tutti i batteri presenti a questo livello, Lactobacillus gasseri ha mostrato una correlazione positiva con la presenza di disbiosi e lo sviluppo della malattia, oltre che con la sintomatologia dolorosa. Intervenire in modo mirato sulla composizione della comunità batterica potrebbe quindi rappresentare un valido supporto nel trattamento di questa patologia multifattoriale e dall’eziologia ancora incerta.
Lo studio dell’Ospedale Buzzi di Milano
«Il rapporto tra infezioni vulvo-vaginali e dolore vulvare è particolarmente studiato. Diversi trial epidemiologici hanno infatti evidenziato come molte donne affette da vestibolodinia, la più rilevante forma di dolore vulvare persistente, presentano una ricorrenza di infezioni batteriche e micotiche» afferma Filippo Murina, coautore dello studio condotto all’Ospedale V. Buzzi di Milano e di recente pubblicazione su Journal of Lower Genital Tract Disease.
«Caratterizzare l’assetto microbiologico vestibolo-vaginale» prosegue l’esperto «può essere elemento essenziale per meglio comprendere la cascata di eventi negativi che conducono all’instaurarsi di queste problematiche. Si ipotizza infatti che l’insulto microbiologico funga da fattore che innesca gli eventi neuro-infiammatori che inducono a loro volta un’alterata nocicezione vestibolare, che si auto mantiene anche quando il fattore trigger viene risolto».
Per approfondire questo aspetto i ricercatori hanno confrontato il microbiota vaginale e vestibolare di 20 donne con vestibolodinia vulvare (PVD, dall’inglese provoked vestibulodynia) e 18 controlli sani, correlandone le caratteristiche con l’eventuale sintomatologia dolorosa.
I risultati dell’indagine
Ecco quali risultati hanno dato queste rilevazioni:
- la complessità batterica dei campioni vestibolari è maggiore di quella a livello vaginale in entrambi i gruppi
- nei campioni vaginali del gruppo PVD sono stati identificati 105 generi batterici, 113 nel vestibolo. Nel gruppo di controllo sono invece stati riscontrati 120 generi a livello vaginale, 151 nel vestibolo
- la composizione batterica dei due gruppi in buona parte si sovrappone, senza una differenza statisticamente significativa in base alla sede anatomica (vagina o vestibolo)
- Lactobacillus è, in generale, il taxa identificato più frequentemente in entrambi i gruppi, nonostante mostri una maggior espressione nel gruppo PVD. Buona espressione anche di Gardnerella vaginalis, mentre specifico del gruppo controllo è il taxa Bifidobacterium, Atopobium invece nel gruppo PVD.
Nonostante la generale espressione di Lactobacillus, alcune differenze sono emerse a livello di specie tra i due gruppi:
- il 70,5% dei campioni vaginali del gruppo di controllo ha mostrato dominanza di L. crispatus rispetto al 57,1% del gruppo PVD, seguito da Lactobacillus iners (35,2% e 19,0% rispettivamente)
- Lactobacillus gasseri è dominante solo nel gruppo PVD a livello sia vestibolare (19%) sia vaginale (14,2%), risultando inoltre positivamente correlato con l’intensità e la frequenza della sintomatologia dolorosa e della dispareunia riportata dalle pazienti.
Conclusioni
Nonostante la composizione generale del microbiota vaginale e vestibolare in presenza o assenza di malattia non abbia mostrato notevoli differenze, la biodiversità della zona vestibolare ha registrato valori maggiori rispetto a quella vaginale.
Nell’ottica delle possibili applicazioni cliniche di questi studi, Filippo Murina conclude: «Agire precocemente nei confronti di uno stato di disbiosi vestibolo-vaginale in questa particolare categoria di pazienti può essere un rilevante elemento di profilassi all’instaurarsi delle sindromi da dolore vulvare persistente. Riequilibrare l’assetto lattobacillare, tramite l’uso di probiotici mirati, potrebbe essere un ulteriore arma di contrasto a queste patologie invalidanti».