Determinati metaboliti salivari e sierici sono risultati non solo correlati con taxa batterici, ma anche in grado di distinguere pazienti Covid che necessitano di ospedalizzazione o meno, indicazione terapeutica utile nella gestione di questa pandemia.
Lo conclude lo studio di Chiara Pozzi e colleghi dell’IRCCS Ospedale Humanitas di Rozzano (Milano), di recente pubblicato su Gastro Hep Advances.
Ospedalizzazione dei pazienti Covid
La pandemia da Sars-Cov-2 ha drasticamente impattato sulla pratica clinica e la gestione dei pazienti anche non Covid.
L’approccio terapeutico non è tuttavia ancora definito da linee guida, ma lasciato alla decisione personale del medico portando spesso a ospedalizzare pazienti che non ne avrebbero bisogno o a dimetterne altri che poi rientrano.
L’approccio multiomico ha dimostrato spesso grandi vantaggi nell’approfondire interrogativi terapeutici. Nel caso dell’infezione da Covid, è stato ad esempio dimostrato un impatto a livello lipidico e metabolico.
Tra tutti, i ricercatori si sono qui concentrati sulla saliva, il cui microbiota è risultato alterato in pazienti Covid, e siero di 50 Covid-19 (25 ospedalizzati, 50 dimessi) comparandoli con quelli di 270 soggetti sani precedentemente esposti all’infezione o meno.
Ecco quanto ne è emerso dal profilo metabolico, sierico e microbico.
Meabolomica del microbiota salivare e serico
Partendo dal profilo metabolico salivare e proteico sierico si è visto come questi si differenzino in base all’esposizione all’infezione. In particolare:
- Nove metaboliti salivari: acido 2-pirrolidinacetico, 1,3-diaminopropano, 3-idrossipiridina, ciclo(leu-pro), mio-inositolo, N,N-dimetil-5-aminovalerato, 3-(3-idrossifenil)propionato, pantotentato e mannonato, sono risultati discriminanti tra pazienti ospedalizzati e non seppur con qualche eccezione
- Combinando questi metaboliti salivari, acido 2-pirrolidinacetico e mio-inositolo in particolare, con la proteina sierica CHI3L1 si è registrata una maggiore precisione nel discriminare i due gruppi (ricoverati e non) raggiungendo un’accuratezza del 86,4%
Non solo il profilo metabolico, anche quello batterico ha mostrato differenze significative tra i due gruppi. Infatti:
- 11 taxa sono risultati differenzialmente espressi in pazienti ospedalizzati (senza trattamento antibiotico) e dimessi. Tra questi, Corynebacterium 1 è risultato over-espresso nei pazienti ospedalizzati, Actinomycetaceae F0332, Candidatus saccharimonas, e Haemophilus invece meno presenti
- acido 2-pirrolidinacetico e mio-inositolo hanno inoltre dimostrato di correlare con specifici generi batterici. Candidatus saccharimonas in particolare è risultato correlato con entrambi i metaboliti, ma in maniera opposta (inversa con mio-inositolo)
- Candidatus saccharimonas ha inoltre mostrato correlazione negativa con la proteina CHI3L1, positiva con Corynebacterium 1
Conclusioni
L’approccio multiomico applicato in questo studio dimostra quindi la possibilità di distinguere con una certa sicurezza pazienti Covid ospedalizzati (e quindi che necessitano di più cure) da quelli dimessi.
Cambiamenti significativi sono infatti emersi in termini di metaboliti salivari e sierici oltre che di microbiota, utili da considerare in una gestione più efficiente dei pazienti.