I bambini nati con parto cesareo corrono un rischio maggiore di sviluppare disturbi immunitari e metabolici. Questi fenomeni sono stati associati in numerosi studi ad alterazioni del microbiota intestinale.
Secondo recenti studi, passare su bocca, viso e pelle del neonato un tampone imbevuto dei fluidi vaginali della madre dopo un parto cesareo potrebbe ripristinare parzialmente la composizione del microbiota intestinale. La procedura viene chiamata nel mondo anglosassone vaginal seeding, oppure microbirthing.
Tuttavia, esistono ancora delle riserve riguardo questo tipo di intervento. In un articolo pubblicato su Cell Host & Microbe, Suchitra Hourigan del National Institutes of Health degli Stati Uniti e i suoi colleghi hanno analizzato il razionale alla base del vaginal seeding, le evidenze attualmente disponibili sull’efficacia di questo intervento e i punti tuttora da chiarire.
«La “semina” microbica materno-infantile potrebbe rappresentare una strategia di salute pubblica semplice ed economica per ridurre la prevalenza delle malattie associate al parto cesareo», affermano gli autori.
Vaginal seeding: a cosa serve
Più del 30% dei bambini negli Stati Uniti nasce con parto cesareo. L’intestino di questi bambini non viene quindi colonizzato dai microbi della madre mentre attraversano il canale del parto.
Si ritiene che l’esposizione ai microbi vaginali sia fondamentale per il successivo sviluppo del microbiota infantile.
In effetti, i bambini nati con parto cesareo mostrano differenze nell’acquisizione e nello sviluppo del microbiota rispetto a quelli nati con parto vaginale: batteri benefici come Bacteroides e Bifidobacterium sono sottorappresentati, mentre risulta maggiore l’abbondanza di batteri potenzialmente patogeni.
È stato ipotizzato quindi che l’associazione tra parto cesareo e sviluppo di malattie infiammatorie croniche sia in parte mediata dal microbiota intestinale.
Diversi studi hanno suggerito che l’esposizione dei bambini ai microbi presenti nel liquido vaginale della madre potrebbe migliorarne le condizioni di salute.
In pratica si inserisce una garza sterile nella vagina della madre prima del parto cesareo e quindi asciugata sulla bocca, sul viso e sulla pelle del neonato.
Microbiota, parto cesareo e vaginal seeding
Uno studio condotto nel 2016 ha mostrato che questa procedura è in grado di rendere la pelle e il microbiota intestinale dei bambini nati con parto cesareo più simili a quelli dei bambini nati per via vaginale.
Di recente, uno studio più ampio ha mostrato inoltre che i bambini nati con parto cesareo sottoposti a vaginal seeding presentavano caratteristiche del microbiota simili ai bambini nati per via vaginale.
Nel 2021 un gruppo di ricercatori ha osservato che la somministrazione orale del fluido vaginale di una madre al suo bambino poco dopo il parto cesareo non ne ha alterato il microbiota intestinale.
Un altro studio ha mostrato che i bambini esposti a biomasse estratte dal materiale fecale della madre, mescolate al latte materno, presentavano livelli aumentati di specie Bacteroides e Bifidobacterium nel loro intestino.
Infine, studi sui topi hanno indicato che gli effetti benefici del vaginal seeding sono stati attenuati se la madre era obesa o presentava un microbiota vaginale alterato.
«Nel complesso, questi risultati suggeriscono che non solo la composizione della biomassa inoculata, ma anche l’ambiente prenatale modella la risposta postnatale all’inoculazione», affermano gli autori.
«Dal punto di vista traslazionale questo può essere importante, poiché non tutti i bambini nati con parto cesareo possono beneficiare allo stesso modo del vaginal seeding; inoltre, negli studi clinici può essere utile raccogliere la storia prenatale materna per fornire informazioni sulle risposte postnatali alla semina».
Aspetti ancora da chiarire
Gli studi sul vaginal seeding non hanno riportato nessun caso di trasmissione di infezioni dai fluidi vaginali ai neonati.
Tuttavia, gli autori notano che «è stata segnalata una potenziale trasmissione di Herpes Simplex Virus in seguito a questa procedura eseguita al di fuori di un protocollo di ricerca approvato dal comitato di revisione istituzionale.
Ciò sottolinea che, per ora, il vaginal seeding dovrebbe essere eseguito soltanto all’interno di studi di ricerca approvati in cui le madri sono attentamente selezionate dal punto di vista infettivo e i dati sulla sicurezza sono monitorati accuratamente».